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    Financial Times: “C’è ancora domani? Film tocca nervo scoperto cultura macho in Italia”

    (Adnkronos) – “C’è ancora domani’ tocca un nervo scoperto della cultura macho in Italia”. Così il Financial Times titola un lungo articolo sul film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi, prendendo di mira la rivoluzione di genere che, secondo il quotidiano economico-finanziario britannico, in Italia è rimasta incompiuta. La pellicola, campione di incassi nel 2023, con oltre 34 milioni di euro realizzati nelle sale italiane, ha superato blockbuster come ‘Barbie’ e ‘Oppenheimer’.  

    ‘C’è ancora domani’, ricorda il Financial Times, è ambientato a Roma subito dopo la seconda guerra mondiale e si apre con un uomo che schiaffeggia la moglie appena sveglia e ancora a letto, dicendole ‘Buongiorno’. “E’ un ritratto di una famiglia del proletariato – scrive il quotidiano – alle prese con la violenza domestica quotidiana, in un’epoca in cui le donne italiane erano considerate proprietà della famiglia, anche dalla legge”. 

    Volevo fare “un film contemporaneo ambientato nel passato”, spiega a Ft la Cortellesi, anche interprete e co-autrice della sceneggiatura di ‘C’è ancora domani’, girato in bianco e nero e distribuito da Vision. L’intento è quello di aiutare la giovane figlia dell’attrice e regista a capire la battaglia delle donne italiane per i diritti e la dignità: “Gli uomini pensano ancora che le donne siano di loro proprietà”, osserva la Cortellesi al quotidiano britannico, il quale ripercorre i progressi legislativi del nostro Paese in tema di diritti, dal divorzio all’abolizione del ‘delitto d’onore’, fino al passaggio dello stupro, nel 1996, da delitto contro la morale a delitto contro la persona. 

    “Per adesso, ‘C’è ancora domani’ – scrive il Financial Times – sembra destinato a rimanere un punto di riferimento per la rivoluzione di genere incompiuta in Italia”. E la Cortellesi aggiunge: “I diritti delle donne non sono eterni – bisogna sempre vigilare e restare in allerta”. E conclude: “Il mio intento è quello di far sì che le ragazze escano dalla sala con la volontà e il desiderio di sentirsi libere”.