Un ‘divorzio’ che, diversamente da quello avvenuto oggi nel governo, fa molto meno scalpore ma, nell’ambito del ‘riassetto’ del fronte del centrodestra, siamo convinti che peserà moltissimo.
L’uscita di due ‘pezzi da novanta’ (per riconosciute abilità politiche e relazionali), come Giovanni Toti e Mara Carfagna, che hanno costituito l’associazione – abbastanza eloquente – ‘Cambiamo’, non è proprio andata giù alle ‘cariatidi’ di Forza Italia, che aspettavano la caduta del governo per poter sperare in un rilancio personale, ‘anagraficamente’ salvifico, dopo la caduta nel dimenticatoio.
Sia Toti che la Carfagna, giovani e preparati, rappresentano infatti la ‘naturale evoluzione’ di un’ideologia oggi schiacciata dall’affermazione della Lega e dal crescente consenso per la Meloni. Ed ora Forza Italia, oltre che a dover fare i conti internamente con un organigramma costellato da primedonne, dovrà anche guardarsi dalla probabile presenza delle due ‘fatate’ Cenerentole al gran ballo del castello di Montecitorio.
Così, in tutta fretta, il Coordinamento di Forza Italia, attraverso i senatori Paolo Romani, Luigi Vitali, Massimo Berutti, ed i deputati Alessandro Sorte e Stefano Benigni, si è affrettato a scagliare ‘l’anatema’, rendendo noto che “prende atto della costituzione dell’associazione ‘Cambiamo‘, promossa da Giovanni Toti, che nasce su presupposti divisivi e con finalità totalmente incompatibili e inconciliabili con l’iniziativa politica di Forza Italia. Si ritiene quindi che, obbedendo a un principio di lealtà e trasparenza, i dirigenti di Forza Italia che abbiano partecipato alla costituzione dell’associazione ‘Cambiamo’ o che in futuro decidano di aderirvi debbano considerarsi decaduti dai loro incarichi in Forza Italia, anche per quanto riguarda gli incarichi nei gruppi parlamentari. In assenza di iniziative autonome e nel presupposto della totale incompatibilità con ‘Cambiamo’ – si legge ancora nella nota diffusa dal Coordinamento – saranno inoltre immediatamente attivati gli organi statutari per l’espulsione da Forza Italia di chi ha aderito o aderirà all’associazione”
Il ‘duro’ atto costitutivo di ‘Cambiamo’
“A pochi giorni dalla defenestrazione dei due coordinatori nazionali di Forza Italia, Mara Carfagna e Giovanni Toti che hanno potuto esercitare il mandato di Silvio Berlusconi per iniziare un percorso di riforma e rinnovamento del partito solo per un brevissimo tempo oggi a nome di un fantomatico organismo denominato coordinamento di Presidenza – si legge nella replica – non contemplato dallo statuto di Forza Italia e che andrebbe a sostituirsi nelle funzioni al Comitato di Garanzia, si chiede la sospensione dagli incarichi e l’espulsione di coloro che hanno aderito al Comitato Promotore di ‘Cambiamo’, associazione che si pone come compito prioritario quello di chiamare a raccolta tutti coloro che nel perimetro del centrodestra ritengono di poter collaborare alla formazione di un soggetto politico liberale popolare e riformista”.
“L’iniziativa politica – si legge invece nell’atto costitutivo del comitato – ha l‘obiettivo di proporsi come luogo di incontro e di aggregazione di esperienze politiche e civiche e di competenze culturali e scientifiche per dar vita ad una forte e solida area politico culturale, nell’esperienza italiana liberal democratica e conservatrice con lo scopo di contribuire al rinnovamento del Paese; sviluppare la conoscenza delle trasformazioni economiche, sociali, politiche ed istituzionali in relazione ai nuovi scenari nazionali ed europei e di verificare le condizioni per la costituzione di un soggetto politico attraverso una forma democratica costituente garantendo la partecipazione diretta di tutti gli aderenti”.
FI , ragiona solo in termini di poltrone
“Un progetto dunque che non contrasta con le finalità di Forza Italia, all’interno della quale si continua ad agire evitando ogni dibattito e confronto politico, ma solo esercitando diktat sulla base del principio della conventio ad escludendum. Un partito che dimentico ormai delle finalità, delle prerogative fondamentali, delle regole democratiche e delle procedure di qualsiasi movimento politico, ragiona solo in termini di poltrone, incarichi ed esercita solo miseri sfoggi di potere tutto interno. Le espulsioni figlie di una cultura bolscevica hanno portato sempre scarsa fortuna a chi le ha promosse. Abbiamo cercato di scalare il muro della chiusura e della conservazione. Ma i muri, ci insegna la storia, prima o dopo cadono se sono eretti solo per la difesa di una nomenklatura fuori dal tempo”, concludono.
Max