Per il secondo anno consecutivo la Città di Gubbio è costretta, suo malgrado, a causa del Covid, a rinunciare alla sua tradizione plurisecolare più amata. La Festa dei Ceri, che si corre tradizionalmente e ininterrottamente il 15 maggio di ogni anno dal 1160 in onore del patrono Sant’Ubaldo, non si svolgerà neppure domani perché le condizioni dell’emergenza sanitaria non consentono gli assembramenti.
“Anche quest’anno siamo stati costretti ad annullare la Corsa dei Ceri: mai mi sarei immaginato di dover rinunciare per due volte a questa gloriosa tradizione durante il mio mandato amministrativo”, dichiara all’Adnkronos il sindaco di Gubbio, Filippo Stirati. “Lungo i secoli la Corsa dei Ceri è stata annullata nel XX secolo solo durante le due guerre mondiali e non del tutto completamente – ricorda Stirati – Peraltro dopo la fine della Grande Guerra, nel 1919, in piena pandemia da febbre spagnola la Festa dei Ceri si tenne regolarmente. Mi dispiace che nel 2020 e nel 2021 la nostra festa dedicata al patrono Sant’Ubaldo si sia ridotta all’essenziale. Per me è anche un dolore, un dispiacere personale come sindaco a cui è toccato questo annullamento per ben due volte. Con la mente noi egubini siamo già al 2022, quando faremo, ne sono sicuro, una Festa ancora più bella”.
Il sindaco di Gubbio sottolinea alla vigilia: “La nostra città vive con grande amarezza, con mestizia vorrei dire, questa mancanza della Corsa dei Ceri. Non è un bel momento per la nostra comunità, peraltro segnata pochi giorni fa da una tragedia in una ditta, dove un’esplosione avvenuta ha provocato due vittime”.
“Dunque, causa Covid l’annullamento della Corsa dei Ceri era nelle cose – sottolinea il sindaco Stirati – Tra i cittadini c’è consapevolezza del momento che stiamo vivendo. Ma per gli egubini non è facile arrendersi all’evidenza: e questo perché il desiderio di far festa fa parte delle loro stesse radici storico-religiose secolari. Essere allegri, fare festa come testimonia simbolicamente l’essenza stessa della Festa dei Ceri è, direi, nel patrimonio collettivo degli egubini da generazioni”.
L’Amministrazione comunale ha, comunque, salvato “alcuni riti religiosi essenziali” della Festa dei Ceri, osserva il sindaco, evidenziando anche che quest’anno si potranno svolgere in presenza, “anche per l’allentamento delle misure più ristrettive che invece erano in vigore un anno fa nello stesso periodo”.
L’edizione 2021 della Festa dei Ceri inizia domani (sabato 15 maggio) alle ore 8.30 con l’omaggio ai ceraioli defunti nel cimitero civico. Subito dopo il sindaco rendere un tributo al mausoleo dei ’40 martiri’, in onore delle vittime della strage nazista del 22 giugno 1944. Nel pomeriggio di domani, alla presenza dei cittadini, alle ore 17, il vescovo Luciano Paolucci Bedini impartirà la benedizione alla Città. Domenica 16 maggio, alle ore 11,15, nella Cattedrale sarà celebrato il Pontificale di Sant’Ubaldo alla presenza del vescovo. Infine domenica alle ore 17 sarà celebrata la messa nella Basilica di Sant’Ubaldo con l’omaggio ai Tre Ceri e all’urna del Patrono.
“L’anno scorso ci fu qualche eccesso – ricorda il sindaco Stirati – nella giornata del 15 maggio con qualche centinaio di persone che si riversò comunque in strada pur in assenza della Corsa dei Ceri. Per questo domani la città sarà presidiata dalle forze dell’ordine con il coordinamento del questore e del prefetto con misure tese a controllare il territorio al fine di prevenire assembramenti”.
“Tuttavia se ripenso a ciò che accadde il 15 maggio 2020 – spiega il sindaco – il pur piacevole episodio di assembramento in Corso Garibaldi, subito stigmatizzato e condannato, non ebbe poi conseguenze sanitarie: infatti i contagi non crebbero né ci furono focolai. Detto questo, le esagerazioni e gli assembramento vanno non solo condannati ma anche evitati e se possibile prevenuti. Sono convinto che i cittadini quest’anno staranno maggiormente alle regole. Visto che siamo in zona gialla i cittadini responsabilmente potranno scendere in strada e anche radunarsi con le dovute accortezze, i necessari distanziamenti, in piazza Grande per ricevere la benedizione del vescovo. A Gubbio domani ci sarà gente in strada come un po’ dappertutto in Italia, ma confido nella responsabilità di tutti i miei concittadini”.
La festa più antica, corsa ininterrottamente dall’anno Mille: à la Festa dei Ceri che anche quest’anno, dopo l’annullamento del 2020, sempre causa Covid, non si correrà a Gubbio. La festa delle tre maestose statue di legno portate a spalla a velocità pazzesca dai ceraioli di Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio ha tradizioni lontanissime: nella bolla del 5 marzo 1192, con cui Papa Celestino III canonizzò Sant’Ubaldo Baldassini (1085-1160), gli eugubini venivano invitati a celebrare la festività del loro patrono con “hilariter”, cioè con allegria. Questo avverbio non è stato ritrovato in nessun’altra bolla papale del Medioevo. Secondo gli storici, ciò significherebbe che il pontefice avrebbe prese atto che già esisteva in Gubbio un tono allegro e di giubilo tra il popolo in occasione della festa dedicata al santo patrono della città.
Il primo documento della festa in onore di Sant’Ubaldo è contenuto nello ‘Statutum Eugubii’ del 1338. I Capitani delle Corporazioni dell’Arte dei Muratori, dei Merciari e degli Asinari erano tenuti, nel pomeriggio del 15 maggio, a convocare i propri lavoranti nella piazza del Mercato. Una volta raccolti, tutt’insieme dovevano andare per le vie della città e infine salire fino alla chiesa di Sant’Ubaldo portando “iubilantes et gaudentes tre Cereos Magnos”.
Riferimenti successivi sono contenuti nei ‘Brevi dell’Arte dei Petraioli’ (1584) e dei ‘Merciari’ (1540). La Festa dei Ceri ha attraversato anche momenti di crisi legati a drammi storici. Nel 1799 l’occupazione di Gubbio da parte delle truppe francesi fu accolta con ostilità dalla popolazione. Gli occupanti abolirono l’Università dei Muratori, la Congregazione dei Merciari e le loro ‘funzioni’, fra cui la Festa dei Ceri. Mentre i ‘Muratori’ e i contadini sfidarono la legge, i ‘Merciari’ si rifiutarono di portare il Cero di San Giorgio: i ‘Fabbri’ e i ‘Falegnami’ coraggiosamente si sostituirono ad essi, evitando così l’interruzione della tradizione.
Dalla seconda metà dell’Ottocento, quando si diffuse anche in Italia lo studio del folklore, la stampa si occupò più da vicino delle tradizioni popolari e attraverso i numerosi periodici furono divulgate le prime immagini della Festa dei Ceri, che ben presto conquistarono attenzione nel nostro Paese. I Ceri di Gubbio comparvero così su “L’Illustrazione Italiana”, “La Tribuna Illustrata”, “La Domenica del Corriere” guadagnando anche le copertine.
In questo periodo l’Amministrazione comunale capì l’importanza della festa e, in un decennio, furono rifatti ex novo i tre Ceri (Sant’Ubaldo nel 1883, San Giorgio nel 1888, Sant’Antonio nel 1893). Nel 1891 il Comune affidò all’Università dei Muratori e Scalpellini l’incarico di gestire la festa. Nel 1900 la statua di Sant’Ubaldo sostituì l’antico Gonfalone che per secoli era stato portato processionalmente dai religiosi, prima della grande corsa pomeridiana: dopo l’affannosa ‘mostra’, i Ceri furono sollevati da terra in via Savelli Della Porta, e appoggiati su artistici basamenti. Nel 1904 i ‘ceraioli’ per distinguere più facilmente il gruppo di appartenenza si cinsero il collo con fazzoletti di color giallo, azzurro e rosso.
Ma il cambiamento più radicale avvenne nel 1908. Dopo secoli di divisioni, i tre Ceri furono innalzati tutti e tre insieme in prossimità della chiesa di San Pietro. Durante la prima e la seconda guerra mondiale la Festa dei Ceri subì una forzata pausa. Dopo il secondo conflitto bellico, si costituì il ‘Comitato Ceri’ che nel 1950 si trasformò in ‘Associazione Maggio Eugubino’. Questa prestò particolare attenzione alla festa e svolse un’intensa azione per farla conoscere in Italia e all’estero. Negli ultimi 70 anni la Festa dei Ceri è stata il volano che ha permesso a Gubbio di essere sempre più apprezzata per le sue bellezze architettoniche, per i suoi angoli suggestivi e in particolare per le sue tradizioni popolari.
La manifestazione folcloristica che dà il simbolo alla regione dell’Umbria è incentrata sui tre ceri lanciati in una corsa finalizzata alla glorificazione di Sant’Ubaldo: consiste nel trasportare i Ceri dal centro cittadino, dalla chiesa di Santa Maria Nuova, fino alla basilica intitolata al Santo. I Ceri sono tre gigantesche strutture in legno pesanti circa quattro quintali ognuna, sormontati rispettivamente dalle statue di Sant’Ubaldo (protettore di muratori e scalpellini), San Giorgio (protettore di artigiani e merciai) e Sant’Antonio Abate (protettore dei contadini e degli studenti). Questi Ceri vengono portati a spalla e di corsa lungo le vie del centro storico fino a raggiungere la basilica di Sant’Ubaldo sul monte Ingino.
Il percorso vede i ‘ceraioli’ impegnati in questa corsa sfrenata seguiti da una folla che partecipa con entusiasmo ed emozione. Un suggestivo cerimoniale precede la corsa: in piazza Grande, a mezzogiorno, ha luogo la spettacolare alzata dei Ceri e i loro tre giri della piazza. Dopo aver effettuato la mostra per le vie della città, i Ceri vengono portati in via Savelli Della Porta fino al momento della corsa vera e propria che ha inizio nel pomeriggio.