(Adnkronos) – Sono 120 le donne uccise nel 2023. Lo indicano i primi dati relativi agli omicidi commessi lo scorso anno, diffusi dal Ministero dell’Interno. Secondo quanto ha reso noto Saverio Gazzelloni, direttore della Centrale delle statistiche demografiche e del censimento della popolazione dell’Istat, audito in Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, i dati “indicano un moderato aumento dei casi di omicidio volontario consumato, che dai 322 del 2022 passano a 330. A fronte di un aumento per gli uomini, gli omicidi di donne diminuiscono dai 126 del 2022 ai 120 del 2023”. Oltre la metà degli omicidi sono attribuiti al partner o all’ex partner della donna uccisa e circa il 20% ad altri parenti. In particolare, 4 omicidi su 5 avvengono quindi nell’ambito familiare ristretto o allargato.
Nel 2022, l’età media delle vittime di omicidio risulta pari a 45,1 anni per i maschi, mentre per le donne è pari a 55,1 anni. Le vittime straniere, che costituiscono il 22,4% del totale, sono mediamente più giovani: la loro età media risulta di 36,1 anni per gli uomini (47,7 nel caso degli italiani) e di 46,8 anni per le donne (57,4 anni per le italiane). Se si considerano i quozienti specifici per età, la situazione per i due sessi presenta evidenti differenze: per i maschi il rischio maggiore coincide con le età giovanili (18- 24 e 25-34 anni) o appena mature (35-44 anni); per le donne cresce al progredire dell’età ed è massimo per le fasce più anziane. E a uccidere sono spesso i mariti, i compagni o i familiari.
Quest’ultimo aspetto, ha aggiunto Gazzelloni, può essere parzialmente spiegato con la presenza di un elevato numero di donne in età avanzata uccise da persone loro legate – in genere i partner – con lo scopo dichiarato di porre fine a diverse tipologie di situazioni critiche”, almeno secondo le testimonianze dei responsabili dei delitti. Ma la stessa dinamica non si registra a parti inverse: nessun uomo è stato ucciso dalla propria compagna adducendo questi stessi motivi.
Il numero di eventi per i quali le Forze di polizia non individuano un possibile responsabile è contenuto (11,5% dei casi nel 2022) e molto più esiguo per gli omicidi con vittime donne (2,4%); in alcuni anni è stato addirittura nullo. Questa circostanza è spiegabile considerando i contesti diversi in cui matura il delitto e la maggiore difficoltà a condurre le indagini per gli omicidi di maschi. Gli uomini, infatti, sono più spesso uccisi da persone non conosciute prima dell’evento e sono le sole vittime – con rare eccezioni – della criminalità organizzata.
Nel 2023 le richieste ricevute dal numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, il 1522, sono state 51.713, in significativo aumento rispetto agli anni precedenti (+143% è la variazione rispetto al 2019, +59% rispetto al 2022). L’incremento dei contatti nel 2023 caratterizza tutti i trimestri e risulta particolarmente accentuato, come ogni anno, in corrispondenza dell’ultimo trimestre, probabilmente a causa della grande risonanza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre quando, sotto la spinta dei mass-media e dei social, l’utenza è più sollecitata a rivolgersi al servizio.
Nel quarto trimestre del 2023, tuttavia, l’incremento registrato è stato particolarmente evidente, probabilmente anche per gli effetti sull’opinione pubblica dell’omicidio di Giulia Cecchetin. Le persone contattano il 1522 per richieste di aiuto in quanto vittime di violenza o stalking (31,3% delle richieste), ma anche per chiedere informazioni sul servizio svolto dal numero di pubblica utilità (33,5%) e per avere informazioni su Centri Antiviolenza (11,6%). Tra gli utenti del 1522, la percentuale di donne che chiama è pari al 79,7%.
Le vittime che hanno cercato aiuto presso il 1522 sono state 16.283 nel 2023, un numero in aumento rispetto al 2022 (+36,7%); 14.455 sono donne (di queste l’87,2% è italiana).29 Il 45,7% delle vittime donne ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni e il 20,5% tra i 25 e i 34 anni; seppure le donne con un titolo di studio secondario prevalgono (41,8%), il 32,3% è laureata. Il 49,4% delle vittime donne sono occupate, il 3,1% lavora in nero e il 19,9% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. L’inoccupazione è più frequente tra le vittime straniere (circa 5 punti percentuali in più rispetto alle italiane). Fra le inattive, il 9,3% sono studentesse, il 7,1% casalinghe e il 9,2% sono pensionate o ritirate dal lavoro. Le ragazze fino a 24 anni che si sono rivolte al 1522 sono prevalentemente studentesse (51,4%).
L’instabilità economica caratterizza tutte le classi di età: in particolare, tra le donne di 25-54 anni, il 28,3% non ha un’occupazione (disoccupata o in cerca di occupazione) o è una lavoratrice in nero; lo stesso si verifica per il 27,1% delle 55-64enni e il 22,1% delle 18-24enni. Le donne laureate che si sono rivolte al numero di pubblica utilità sono in prevalenza occupate (78,1%);titoli di studio più bassi caratterizzano maggiormente le casalinghe e le pensionate. Inoltre, Il 48,8% delle inoccupate (disoccupate e in cerca di prima occupazione) ha il diploma di scuola superiore e il 18,4% è laureata.
La quasi totalità delle donne che contattano il 1522 ha subito violenza psicologica (12.227 casi, l’84,6%), violenza fisica (8.336 casi, il 57,7%) e minacce (6.391 casi, il 44,2%). Il 78,6% delle vittime rispondenti segnala più tipologie di violenza, che nel 62,7% dei casi subisce da anni e nel 27,9% da mesi. Le donne che hanno subito pochi episodi di violenza (5,2%) o un unico episodio (4,2%) sono residuali. Le casalinghe e le pensionate subiscono da più anni le violenze (83,2% e 79,9% dei casi rispettivamente) anche perché, essendo più grandi di età, presentano più anni di esposizione al rischio di violenza; il dato è comunque al di sopra della media anche per le donne prive di lavoro (70,6%) e per le lavoratrici in nero (71,2%).
La situazione è “relativamente” migliore per le occupate e le studentesse che subiscono violenze da minor tempo: prevale la frequenza “da mesi” per il 32,9% delle prime e per il 37,6% delle seconde. Le studentesse segnalano anche di aver subito più spesso singoli episodi di violenza rispetto alle altre donne (16,6% contro il 4,2% della media), un dato strettamente legato anche al tipo di violenza subita. Le studentesse, infatti, segnalano più di frequente gli stupri, che si caratterizzano come episodi unici. Le violenze sessuali che escono alla luce sono infatti più spesso quelle subite da estranei e conoscenti e meno di frequente quelle che avvengono nel rapporto di coppia (caratterizzate da reiterazione).
La violenza riportata alle operatrici del 1522 è soprattutto una violenza nella coppia: il 53,7% da partner attuali (convivente o meno), il 22,4% da ex partner e lo 0,6% da partner occasionali. Il 13,5% è vittima di familiari, cosa più frequente tra le donne pensionate e le studentesse, rispettivamente il 37,7% e il 28,4%. In particolare, le più giovani fino a 17 anni di età subiscono violenza dal padre (21,3%) o dalla madre (8,3%); le donne più anziane dai figli (21,8%) e, in misura residuale, dalle figlie (3,6%). Dalle informazioni raccolte dalle operatrici del 1522 risulta che la maggior parte delle vittime donne dichiara di non aver denunciato la violenza subita (10.322, l’82,1%), mentre il 2,2% ha ritirato la denuncia.
Il servizio 1522 svolge anche un’importante funzione di snodo a livello territoriale per l’attivazione di servizi a supporto delle vittime che vi si rivolgono. Nel 2023 il 75,3% delle donne vittime di violenza è stato indirizzato verso un servizio territoriale di supporto. Di queste il 93% (pari a 10.122 segnalazioni) è stato inviato a un Centro antiviolenza, il 5,1% (561) alle forze dell’ordine (Carabinieri o Commissariato di Polizia) e circa l’1% (100 segnalazioni) alle Case rifugio.