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Fattura elettronica, il Garante della Privacy contro l’Agenzia delle Entrate: controlli eccessivi, dati sensili, verifiche fiscali, cosa succede

Scatta il contrasto, in tema fattura elettronica, tra il Garante della Privacy e l’Agenzia delle entrate: il motivo è dovuto alla consistenza dei controlli, alla raccolta dei dati sensibili e alla loro utulizzazione per le verifiche fiscali. In poche parole il il Garante della Privacy ha bocciato l’Agenzia delle entrate in relazione a controlli che sono considerati eccessivi, come la memorizzazione di dati non necessari ai fini delle verifiche fiscali. Ma che cosa succede nello specifico?

Fattura elettronica, il Garante della Privacy contro l’Agenzia delle Entrate: cosa è successo

Nel parere del 9 luglio, il Garante della Privacy ha deciso di prendere una netta posizione in relazione alla procedura di raccolta informazioni di natura fiscale dell’Agenzia delle Entrate che fa riferimento alla fattura elettronica. In sintesi il Garante della Privacy si scaglia contro il modus operandi fiscale dell’Agenzia delle Entrate.

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Aggiornamento ore 00.09

Di fatto Garante della Privacy boccia il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate e nella fattispecie la modalità dei controlli, considerati senza mezzi termini “eccessivi” in uno Stato democratico. Tutto nasce dal fatto che a seguito dell’effetto delle novità inserite nel decreto Fiscale, entrato in vigore il 25 dicembre 2019, l’Agenzia delle Entrate memorizza i dati delle fatture conservandoli per i successivi otto anni, così da avere le informazioni per i controlli incrociati con la Guardia di Finanza. L’Agenzia delle Entrate ha sottoposto il provvedimento attuativo al Garante della Privacy, che lo ha bocciato in pieno: ecco perché.

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Fattura elettronica, il Garante della Privacy boccia i controlli fiscali dell’Agenzia delle Entrate: ecco perchè

Il Garante della Privacy non usa giri di parole: i controlli dell’Agenzia delle Entrate sulla fattura elettronica sono eccessivi in uno Stato democratico come l’Italia. L’Agenzia delle Entrate ha chiesto al Garante della Privacy di valutare il provvedimento del decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio, che implica che i dati delle fatture elettroniche siano usati in vari campi dalle autorità: non solo per i controlli fiscali, ma anche per indagini di polizia economico-finanziaria.

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Per di più, i dati dei file delle fatture elettroniche sono conservati e memorizzati da Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza per otto anni. Stando al decreto Fiscale, i dati contenuti nelle fatture elettroniche sono usati sia dall’Agenzia delle Entrate che dalla Guardia di Finanza per questi motivi:

  • controlli ai fini fiscali;
  • analisi del rischio;
  • assolvimento delle funzioni di polizia economica e finanziaria.

Questo è quel che pensa il  Garante Antonello Soro, pubblicato il 9 luglio: “la previsione della memorizzazione e dell’utilizzazione, senza distinzione alcuna, dell’insieme dei dati personali contenuti nei file delle fatture elettroniche, anche laddove si assicurino elevati livelli di sicurezza e accessi selettivi, risulta sproporzionata in uno stato democratico, per quantità e qualità delle informazioni oggetto di trattamento, rispetto al perseguimento del legittimo obiettivo di interesse pubblico di contrasto all’evasione fiscale perseguito”

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Una bocciatura forte dunque nei confronti della procedura fiscale dell’Agenzia delle Entrate, dal momento che questi dati memorizzati per otto anni contengono anche informazioni sensibili, che non sono rilevanti ai fini fiscali.

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