Adesso che si riaprirá, almeno in buona parte, almeno progressivamente, una fetta corposa della industria produttiva italiana e delle aziende che erano state sottoposte al generalizzato lockdown, molte persone si domandano cosa fare, quali provvedimenti adottare e come comportarsi sul posto di lavoro.
Non vi sono infatti soltanto le indicazioni del governo e degli esperti che hanno lanciato e stanno lanciando le linee guida per la prevenzione dei lavoratori sul posto di lavoro, quale che sia.
Leggi anche: Fase 2 Coronavirus, quali sono i lavoratori che rischiano di più alla ripresa
In gioco, infatti, ci sono anche i comportamenti stessi della aziende, in riferimento ai loro gerenti, capi o amministratori e, ovvio, dei lavoratori stessi. I cui comportamenti coscienziosi e oculati sono alla base di ogni tipo di discorso relativo ad un contenimento di possibili nuovi focolai.
Dunque, quali sono le cose che possono fare in maniera preventiva, e che debbono fare per obbligo di legge poi, le aziende che stanno per riaprire?
Leggi anche: Coronavirus: quali attività potrebbero non riaprire nella Fase 2
Ecco una serie di ulteriori indicazioni oltre quelle classiche e molto ben note, ormai, in relazione a distanziamenti, e rimodulazioni di orari di lavoro e uso di materiale di protezione come le famigerate mascherine.
Fase 2: le misure di prevenzione e protezione
In ossequio alle indicazioni del ministero della Salute e dell’Iss a livello di protezione e sicurezza ogni azienda che vuole riaprire dovrà rendere disponibili e visibili ad esempio dei messaggi di comunicazione specifici e informativi.
aggiornamento ore 2,34
In particolare si parla di poster, locandine e brochure che pubblicizzano le misure messe in atto oltre a mettere a disposizione come noto prodotti detergenti e igienizzanti.
In considerazione poi anche di una possibile riapertur graduale relativa alle aree geografiche a maggiore o minore rischio ovviamente non verranno messe in atto misure meno rigide ma ci sará una spalmatura, probabile, anche di indicazioni a livello regionale che terranno conto delle specificitá di ogni zona
Poi, ancora, nelle aziende in cui si sono registrati casi sospetti di coronavirus, verte ovviamente l´obbligo di effettuare una sanificazione degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni prima di far ripartire le attività.
L’utilizzo delle mascherine chirurgiche dovrà essere previsto negli ambienti comuni.
Fase 2: si riapre ma serve il medico competente per ogni azienda
Dove non è presente già la figura del medico, in via straordinaria, nelle aziende va indicata la nomina di un medico competente ad hoc per il periodo di tutta la fase di emergenza o soluzioni alternative, anche con il coinvolgimento delle strutture territoriali pubbliche come le ASL.
Il medico competente potrebbe avere un ruolo centrale soprattutto per l’identificazione dei soggetti più fragili e per il reinserimento lavorativo di soggetti con pregressa infezione da Covid-19.
aggiornamento ore 7,23
Fase2: lavoratori con piú di 55 anni o con patologie pregresse, cosa succede
Per i lavoratori con più di 55 anni di età o per gli individui con patologie pregresse potrebbe essere introdotta la ‘sorveglianza sanitaria eccezionale’.
In attesa dei test sierologici poi, che offriranno un quadro più chiaro della copertura immunitaria, il lavoratore potrebbe avere un”inidoneità temporanea’ o limitazioni dell’idoneità per un determinato periodo.
Leggi anche: Test sierologici, parte la gara dei test immunità
Fase 2: Misure straordinarie per la prevenzione di nuovi focolai
Nella fase due, che non si sa ancora quanto tempo potrá durare, si dovrá convivere con il virus, e dunque è possibile che esplodano nuovi focolai proprio a partire dagli ambienti di lavoro.
Per tale ragione si parla di un attento monitoraggio della temperatura corporea dei lavoratori, anche con l’impiego di termoscanner all’ingresso dei luoghi di lavoro, e se la temperatura dovesse risultare superiore ai 37,5° C, non sarà consentito l’accesso nella sede di lavoro.
Queste persone saranno “momentaneamente isolate e fornite di mascherine”, non dovranno recarsi al Pronto Soccorso o nelle infermerie dell’azienda, ma dovranno contattare nel più breve tempo possibile il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni.
Fase 2: cosa succede se il lavoratore si ammala durante il turno di lavoro
Se un lavoratore, durante il turno di lavoro, finisse per sviluppare febbre e dimostrare sintomi di infezione respiratoria, come la tosse ad esempio, sarà obbligato ad allertare subito all’ufficio del personale.
Da lí l’azienda procederà ad avvertire le autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il coronavirus forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute.
aggiornamento ore 11.13