Come ormai noto, è arrivato il tempo di Immuni: la nota applicazione pensata per fronteggiare l’avanzata del covid-19 e in grado di fornire informazioni circa possibili contagi di cui tanto si è discusso. Nelle ultime ore, Immuni ha debuttato, ed è stato a quanto pare un successo. Ma come scaricare e utilizzare l’app?
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Immuni, l’applicazione di contact tracing è disponibile per il download da App Store e Google Play. Ecco come scaricare l’app, come e quando usarla oltre che le indicazioni e le informazioni utili circa il suo uso nel concreto e sulla protezione dei dati sensibili.
Immuni è dunque ora disponibile gratuitamente in tutta Italia. Ottenuto il via libera del Garante della privacy, l’app scelta dal governo per il contact tracing dei contagi da Covid–19 può essere scaricata da tutti tramite App Store e Google Play e presto anche su App Gallery di Huawei.
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Con una nota del Ministero della Salute, dell’Innovazione e della Presidenza del Consiglio è stato inoltre lanciato il sito di riferimento per l’app, https://www.immuni.italia.it/ e sono state chiarite alcune modalità relative al suo funzionamento.
Ma come si mette in pratica Immuni? L’app sarà testata da lunedì 8 giugno, solo in 4 regioni: Abruzzo, Liguria, Puglia e Marche. In sostanza in queste regioni sarà integrata al sistema sanitario, così da inviare le notifiche di esposizione a chi ha avuto contatti con un positivo.
Una settimana dopo il pieno funzionamento dovrebbe essere concessa all’utilizzo anche al resto d’Italia. Immuni, ad ogni modo, nel primo giorno di download, ha avuto un incredibile successo: è ora al primo posto della classifica delle app più scaricate sia su Play Store che App Store: si contano già 500 mila download in 24 ore.
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Per installare l’app, è necessario avere l’ultimo aggiornamento di Android (la versione 6, con Google Play Services aggiornati alla versione 20.18.13) e iOs (13.5 o superiore). Non tutti i dispositivi sono compatibili: non sarà possibile utilizzarla se lo smartphone non consente di aggiornare il sistema operativo secondo i requisiti minimi richiesti.
A questo punto il gioco è fatto: l’app sarà configurata e attiva. Se si hanno almeno 14 anni ma meno di 18, bisogna avere il permesso di uno dei genitori o del rappresentante legale per utilizzarla.
aggiornamento ore 5.10
L’app Immuni non usa informazioni GPS, sebbene i dispositivi Android ne chiedono ad ogni modo l’attivazione: in pratica funziona in modo esclusivo attraverso il Bluetooth Low Energy.
Facciamo un esempio: l’utente X e l’utente Y scaricano entrambi Immuni. Sia lo smartphone di X che quello di Y emettono segnali bluetooth che indicano dei codici casuali. Quando tutti e due si incontrano, i loro due smartphone registrano nella memoria i loro codici, la durata del contatto e anche a che distanza si trovano.
I codici vengono prodotti in maniera casuale, non contengono alcuna informazione personale o sul dispositivo. E per di più vengono cambiati diverse volte ogni ora, così che la privacy degli utenti sia tutelata.
Ipotizziamo che X venga sapere di essere positivo al covid-19. Con l’aiuto di un operatore sanitario, potrà quindi caricare su un server delle chiavi crittografiche da cui è possibile ottenere i suoi codici casuali.
L’app scarica periodicamente dal server le nuove chiavi crittografiche prodotte dagli utenti che sono risultati positivi al virus: le usa per verificare se quei codici corrispondono a quelli registrati nella memoria dello smartphone nei giorni precedenti.
In questo contesto dunque l’app di Y individua il codice casuale di X, controlla se la durata e la distanza del contatto siano state tali da aver potuto causare un contagio e, in caso affermativo, avvertirà Y tramite notifica.
Così, anche a grandi livelli: i cellulari degli utenti che nei 14 giorni precedenti hanno incontrato e avuto contatti con il positivo a meno di due metri di distanza e per almeno 15 minuti otterranno la notifica, che suggerirà di consultare le autorità sanitarie.
La querelle sulla privacy è stata a lungo al centro del dibattito in relazione all’app Immuni.
Secondo il Garante della privacy, “sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal ministero il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema può essere considerato proporzionato, essendo state previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento“.
Immuni dunque non raccoglie le generalità dell’utente, e non utilizza la geolocalizzazione.
I codici sono casuali e i dati salvati sullo smartphone cifrati, la connessione tra l’app e il server sono cifrate e i dati sono usati dal Ministero della Salute solo per l’epidemia o per la ricerca scientifica.
Le informazioni vengono salvate su server in Italia e gestiti da soggetti pubblici: verranno cancellati quando non serviranno più, ma comunque non oltre il 31 dicembre 2020.
aggiornamento ore 9,40