“Se le riaperture annunciate per il 18 maggio si baseranno esclusivamente sul tasso di occupazione di posti letto in terapia intensiva e in area medica tutte le regioni sono pronte. Se invece nelle decisioni entrano in gioco i casi notificati alla Protezione civile e il valore di Rt, gli effetti dell’allentamento del lockdown dello scorso 4 maggio portano essere misurati solo dalla prossima settimana”.
Così, attraverso le parole del suo presidente, Nino Cartabellotta, la fondazione Gimbe lancia l’allarme: “così si rischia un nuovo picco all’inizio dell’estate”.
Come spiegano ancora dal Gimbe, “Secondo quanto diffuso a mezzo stampa, al fine di decidere sulle riaperture differenziate annunciate per il 18 maggio, sono attesi per oggi i dati del monitoraggio del Ministero della Salute: tasso dei nuovi contagi, stima aggiornata del valore di Rt, tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica, e gli altri parametri definiti dal decreto del 30 aprile”.
Da canto suo, il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE nella settimana 7-13 maggio conferma sia il costante alleggerimento di ospedali e terapie intensive, sia il rallentamento di contagi e decessi.
In sintesi: Casi totali: +7.647 (+3,6%); Decessi: +1.422 (+4,8%); Ricoverati con sintomi: -3.597 (-22,8%); Terapia intensiva: -440 (-33,0%)
Dunque, aggiunge ancora imprevidente della Fondazione bolognese, “Se da un lato questi numeri alimentano l’ottimismo e invitano ad anticipare riaperture di attività e servizi, dall’altro bisogna essere consapevoli che l’epidemia è ancora attiva, che in Italia si stimano 3-4 milioni di persone contagiate e che i soggetti asintomatici rappresentano una fonte certa di contagio.
Tuttavia, nel dibattito pubblico delle ultime settimane la vertiginosa rincorsa alle riaperture ha preso il sopravvento rispetto ad una scrupolosa programmazione sanitaria della fase 2 su cui non mancano criticità”. Ad esempio, prosegue Cartabellotta (nella foto), “Dall’assenza di una strategia di sistema ai problemi di approvvigionamento di mascherine e reagenti per i tamponi; dalla mancata applicazione di misure per spezzare la catena dei contagi alle autonome interpretazioni regionali delle evidenze scientifiche su test diagnostici e trattamenti”.
Così, la Fondazione GIMBE riporta al centro del dibattito la gestione sanitaria della fase 2 ed esorta alla massima prudenza nelle riaperture, perché dalle proprie analisi indipendenti risulta che:
‘Sulla base di tali tempistiche – spiegano – l’impatto dell’allentamento del lockdown avvenuto lo scorso 4 maggio potrà essere valutato solo tra il 18 maggio e la fine del mese, peraltro presupponendo che la comunicazione dalle Regioni alla Protezione Civile avvenga in tempo reale (figura).
“In sostanza – aggiunge Cartabellotta – i dati sull’andamento dei contagi che informeranno le eventuali riaperture del 18 maggio fotografano ancora la fase di lockdown e anche il valore di Rt viene calcolato sui dati delle due settimane precedenti come precisato dall’ISS: ‘Poiché la diagnosi di infezione da coronavirus SARS-CoV-2 che può avvenire anche due o tre settimane dopo l’infezione per via del tempo di incubazione (fino a 14 giorni) e dei tempi intercorsi tra l’inizio dei sintomi, la ricerca di assistenza medica e il completamento dei test di laboratorio, il valore di Rt può essere stimato solo fino a circa 15 giorni nel passato’.
“Se lo scorso 8 maggio l’Iss ha reso noti i valori di Rt riferiti al 20 aprile – precisa ancora il presidente – domani potrà comunicare quelli riferiti al 27 aprile e solo tra due settimane conosceremo gli Rt conseguenti all’allentamento del 4 maggio”.
“Il ‘contagioso’ entusiasmo per la fase 2 – conclude quindi il presidente del GIMBE – sta generando un pericoloso effetto domino sulle riaperture rischiando di vanificare i sacrifici degli italiani. Infatti, decidere la ripresa di attività e servizi sulla base di dati che, occupazione di posti letto a parte, riflettono ancora il periodo del lockdown, aumenta il rischio di una seconda ondata all’inizio dell’estate”.
Max