Nelle scorse ore la confusione che si è propagata in tutta Italia dopo la diffusione delle parole del Premier Giuseppe Conte in relazione al primo step della cosiddetta Fase2, con i primi alleggerimenti quanto a riaperture dopo il lungo lockdown che, come noto, finirà (nelle modalità in cui verte fino ad ora) il 4 Maggio prossimo, ha finito per divenire uno degli argomenti più dibattuti.
Molto verte in relazione alla possibilità di andare a vedere i congiunti. Ma in effetti, chi sono i congiunti? Solo i familiari stretti, solo quelli ‘regolarizzati’? Chi può andare a vedere chi?
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Le polemiche sono esplose dal momento che in tantissimi si sono sentiti ancora bloccati e impossibilitati ad andare, per esempio, a rigor di logica, ad andare a trovare un convivente o una fidanzata. Tutti quelli che ‘convivono’ con una situazione relazionale di fatto, insomma, hanno pensato e supposto, interpretando le parole di Conte, che fossero esclusi delle aperture di cui sopra.
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A essere particolarmente arrabbiata è l’Arcigay che sulla polemica relativa alla apertura ai soli ‘congiunti’ nella fase 2 è insorta.
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Tra le polemiche della fase due come detto forse una delle più ruvide riguarda anche la possibilità di incontrare i parenti. “Chi è lo Stato per decidere se andare a trovare un cugino e non la fidanzata? Queste norme sono incomprensibili”, ha detto ad esempio il leader di Iv Matteo Renzi a Tgcom24 che annuncia: “Dirò la mia a Conte giovedì in aula al Senato”.
Ma una ondata di polemica e rabbia è arrivata ancor di più, come detto, dall’Arcigay. “Il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di ‘congiunti’, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti”, attacca Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, commentando le ultime disposizioni sulla ‘fase 2’.
Arcigay ammette la necessità della “prudenza con cui ci sia avvia al superamento del lockdown della fase 1″ ma alcune disposizioni “lasciano sconcertati”.
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Un intervento “inaccettabile“, ribadisce Piazzoni è in dettaglio parla delle possibili visite ai ‘congiunti‘, “che taglia fuori ciò che lo Stato non vede o non riconosce, come ad esempio i genitori sociali non ancora riconosciuti all’interno delle famiglie omogenitoriali o le relazioni elettive che in alcuni casi sostituiscono addirittura quelle determinate dai legami biologici”.
Rispetto a norme e disposizioni che “ci lasciano sconcertati”, Arcigay rivendica “con forza e senza disponibilità ad alcuna trattativa sul tema, una definizione di famiglia plurale e sociale, che sia in grado di includere tutte le formazioni elettive che costituiscono la rete di sostegno reale di tutte le persone, in primis le persone lgbti”.
“Benissimo che il Governo normi in maniera stringente e prudente la quantità di contatti e la modalità con cui essi debbano avvenire – continua Piazzoni – cioè mantenendo la distanza prescritta e indossando gli appositi ausili. Ma nessun Governo può indicarci chi incontrare e chi no”.
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