(Adnkronos) – Mepolizumab è una terapia di precisione per le malattie eosinofile, ovvero tutta una serie di patologie, apparentemente lontane fra loro, che hanno però una base comune, e cioè l’infiammazione causata da una eccessiva presenza di eosinofili, globuli bianchi coinvolti nella risposta immunitaria. La ricerca in questi anni ha concentrato i suoi sforzi per trovare terapie nuove in grado di essere efficaci nelle diverse patologie come ad esempio l’asma, la rinosinusite con poliposi nasale, ma anche altre patologie rare, in particolare la granulomatosi eosinofilica con poliangioite.
Mepolizumab è il primo anticorpo monoclonale a essere stato rimborsato in Italia per altre tre patologie oltre all’asma grave. “Può essere definito un trattamento di precisione perché ha un bersaglio ‘mirato’ – spiega Adriano Vaghi, già direttore U.O. Pneumologia, Asst Rhodense PO D. Garbagnate Milanese -. Si tratta infatti di un farmaco biologico che colpisce diverse patologie, tutte accomunate dall’eccessiva presenza di eosinofili, come l’interluchina 5, una proteina prodotta dalle cellule del sistema immunitario che svolge un’azione eziopatogenetica e prevalente in gravi patologie, come asma grave eosinofila, rinosinusite cronica con poliposi nasale ma anche in patologie più complesse come granulomatosi eosinofilica con poliangioite e sindrome ipereosinofilica”.
Si tratta quindi di una importante innovazione per i pazienti. “Oggi con un unico farmaco è possibile trattare più patologie caratterizzate da eosinofilia e da un’iperespressione dell’interluchina 5 – continua Vaghi -. Inoltre, Mepolizumb ha dimostrato di essere assolutamente ben tollerato nel lungo periodo, con notevole riduzione dei sintomi, anche nei pazienti affetti da asma grave, e in alcuni casi remissione della patologia”.
Tolleranza e possibilità di trattare più patologie nello stesso soggetto rappresentano quindi un valore aggiunto. “Infine anche per questa categoria di pazienti, trattandosi di malattie complesse, è fondamentale un approccio multidisciplinare, in cui i vari medici specialisti collaborino tra loro per poter offrire le migliori terapie – conclude l’esperto – anche perché spesso si tratta di pazienti che presentano comorbilità”.
La granulomatosi eosinofila con poliangioite è una malattia rara sistemica infiammatoria che fa parte del gruppo delle vasculiti dei piccoli vasi sanguigni di medie e piccole dimensioni che può condurre a danno d’organo. I sintomi della patologia riguardano l’albero respiratorio e includono estrema stanchezza, dolori muscolari e articolari, perdita di peso, sintomi sinonasali e mancanza di respiro. Fino a oggi questa patologia veniva trattata con corticosteroidi sistemici e immunosoppressori, farmaci con pesanti effetti collaterali. Ma è ora disponibile una nuova arma.
“I corticosteroidi rimangono e sono ancora oggi il corner principale della terapia per questa patologia – spiega Alvise Berti, ricercatore Centro interdipartimentale scienze mediche, Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata, Università di Trento -. E a seconda della severità della malattia vengono aggiunti immunosoppressori. I benefici che i corticosteroidi hanno sulla malattia sono certamente importanti ma si registrano anche gravi problemi, a causa del dosaggio cumulativo che i corticosteroidi nel lungo periodo possono comportare, come ipertensione cardiovascolare, osteoporosi, diabete mellito e altre complicazioni”.
Nel 2017 grazie a uno studio è stato possibile apprezzare l’efficacia di un nuovo anticorpo monoclonale: mepolizumab. “C’è un unico, predominante fattore eziopatogenetico nella genesi di questa malattia: la presenza eccessiva di eosinofili, quelle cellule che hanno normalmente la funzione di contrastare germi invasori, come parassiti, batteri o virus, e promuovere l’infiammazione – continua Berti -. La terapia deve quindi prevedere trattamenti di precisione che riescano ad agire specificamente sulla causa scatenante, come l’interleuchina-5, una proteina prodotta dalle cellule del sistema immunitario che favorisce lo sviluppo, la proliferazione e la sopravvivenza degli eosinofili. Mepolizumab con il suo meccanismo d’azione diretto su Interleuchina 5 è un farmaco biologico in grado di ridurre, non solo i dosaggi dei corticosteroidi, ma anche le ricadute, portando in alcuni casi la remissione completa della patologia”.
Lo studio Mirra ha dimostrato efficacia e sicurezza di questa molecola. “Uscito sulla prestigiosa rivista medica New England Journal of medicine, si tratta di uno studio di fase III condotto su 136 pazienti che dimostra come Mepolizumab, a un dosaggio di 300 mg al mese, permetta di mantenere la remissione per più settimane e di ridurre la probabilità di ricadute e il dosaggio di corticosteroidi a una misura inferiore a 4 mg al giorno, consentendo di evitare o limitare fortemente tutti i danni legati all’utilizzo di questi farmaci”, conclude l’esperto.