(Adnkronos) – La missione è: abbassare il più possibile il colesterolo ‘cattivo’ (Ldl-C) per proteggere i pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Va in questa direzione la decisione, voluta in sinergia dalle società scientifiche di riferimento e dall’Agenzia italiana del farmaco Aifa, di abbassare la soglia del colesterolo Ldl da 100 a 70 mg/dL per l’utilizzo in prevenzione secondaria degli inibitori di Pcsk9, trattamento che è appunto finalizzato a ‘tagliare’ i livelli di colesterolo cattivo, in chiave salvacuore. La “svolta” è in una determina pubblicata in Gazzetta ufficiale: consentirà ai medici d’Italia di utilizzare alirocumab, anticorpo monoclonale che riduce significativamente il colesterolo cattivo (circa del 60%, secondo i dati diffusi in una nota), anche per quei pazienti che fino a oggi non rientravano nei parametri di prescrivibilità a carico del Servizio sanitario nazionale, nonostante fossero classificati ‘ad alto rischio cardiovascolare’.
Alirocumab agisce con un meccanismo innovativo legandosi alla proteina Pcsk9, aumentando il numero dei recettori Ldl e riducendo così il colesterolo cattivo. “Questa decisione segna una svolta importante per la prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari nel nostro Paese consentendo di intervenire precocemente nei pazienti a rischio cardiovascolare elevato – evidenzia Ciro Indolfi, presidente della Società italiana di cardiologia (Sic) – Oggi è stato dimostrato che il colesterolo Ldl è la causa dell’aterosclerosi e pertanto la sua riduzione rappresenta uno degli obiettivi principali per limitare eventi cardiovascolari come l’infarto miocardico e la mortalità”. E’ questo, prosegue Indolfi, “il motivo per cui le linee guida della Sic consigliano nei pazienti ad alto rischio una diminuzione del colesterolo Ldl al di sotto di 55 mg/dL e persino, in alcune categorie, al di sotto di 40 mg/dL. Questi obiettivi così ambiziosi oggi potranno essere raggiunti anche grazie agli inibitori di Pcsk9 che hanno dimostrato un chiaro beneficio clinico nei pazienti ad elevato rischio”.
I pazienti affetti da una patologia cardiovascolare, aggiunge Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), “presentano un rischio molto elevato di andare incontro ad un evento cardio-cerebrovascolare acuto, invalidante o potenzialmente letale. Per questo motivo le misure farmacologiche di prevenzione devono essere incisive, in modo da garantire un efficace contenimento del rischio e salvaguardare il futuro dei pazienti”. Il provvedimento di Aifa che accoglie le indicazioni di Anmco e Sic, continua Colivicchi, “potrà semplificare l’accesso dei pazienti con patologia cardiovascolare a una terapia innovativa e di provata efficacia. I pazienti con profilo di rischio cardiovascolare molto elevato potranno ora raggiungere con maggiore facilità gli obiettivi terapeutici raccomandati dalle Linee guida, riducendo efficacemente il colesterolo Ldl”.
In Italia le patologie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte e sono responsabili del 44% di tutti i decessi. La cardiopatia ischemica, in particolare, è la prima causa di morte nel Paese (28% dei decessi), mentre gli accidenti cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori. Inoltre, la prevalenza di alcuni fattori di rischio, in particolare il diabete e l’obesità, è in aumento e, nonostante un numero maggiore di pazienti sopravviva al primo evento cardiovascolare, rimane sempre forte la possibilità di recidive.
Questi numeri potrebbero essere ridotti, come ricordano le recenti linee guida della Società europea di cardiologia, se venissero sempre di più implementate le strategie di prevenzione, soprattutto per quei pazienti identificati ad alto rischio cardiovascolare. Fra queste strategie c’è l’abbassamento del colesterolo Ldl. In presenza di precedenti eventi cardiaci quali infarto, eventi cerebrovascolari, interventi di rivascolarizzazione, la prevenzione secondaria ricopre un ruolo fondamentale nel contribuire ad abbassare il rischio di nuovi eventi cardiovascolari. L’associazione della terapia con una serie di buone pratiche quotidiane e uno stile di vita attivo, indicano gli esperti, risultano vincenti per contrastare l’aggravarsi di questa condizione.
Alirocumab, commenta Andrea Rizzi, Medical Head General Medicines di Sanofi Italia, “può contare sulle evidenze di 28 studi globali su più di 32.100 pazienti in oltre 3.000 centri che hanno portato alla pubblicazione di più di 25 paper su riviste di livello primario. Per questo accogliamo con favore la decisione presa dall’ente regolatorio e fortemente voluta dalle società scientifiche, volta alla rivalutazione delle soglie di utilizzo del nostro inibitore di Pcsk9”.