(Adnkronos) – I numeri parlano chiaro: nel 2022, l’Italia è stata la 18esima destinazione al mondo per capitali esteri, con 20 miliardi di dollari rispetto ai 35 della Spagna e ai 36 della Francia. Come migliorare la sua capacità attrattiva in settori strategici come quello farmaceutico, che in Italia ha già raggiunto un valore di produzione di oltre 49 miliari di euro nel 2022?
E’ la sfida esplorata in un Libro bianco realizzato da The European House-Ambrosetti, con il supporto di Iapg (gruppo aziende farmaceutiche italiane a capitale americano) ed Eunipharma (gruppo aziende farmaceutiche italiane a capitale europeo e nipponico), presentato durante il 49esimo Forum di Cernobbio.
Il settore, che già oggi rappresenta il 2% del Pil, si spiega nello studio, potrebbe generare ulteriore ricchezza e crescita economica se si creasse un ambiente più favorevole ad aumentare gli investimenti dall’estero e si sostenesse la ricerca e l’innovazione del settore. Per mostrare l’importanza di una strategia che vada in questa direzione, nel documento è stato misurato il valore generato dalle aziende farmaceutiche a capitale estero per il sistema socio-economico. Tra i settori manifatturieri, il farmaceutico è il primo settore
per quanto concerne il peso delle multinazionali a capitale estero
sul totale delle imprese in termini di valore aggiunto (49,3%), export (74,4%) e occupati (50,4%), detenendo inoltre anche la leadership in termini di produttività (il valore aggiunto per addetto è pari a 145.000 euro) e salari (il costo del lavoro per addetto è pari a 79.000 euro).
Le aziende a capitale estero hanno un’incidenza in termini di valore della produzione maggiore del 60% e investono oltre il 90% degli investimenti in ricerca clinica del Paese. L’analisi entra nel dettaglio delle 47 aziende associate a Iapg ed Eunipharma: esse hanno generato un valore della produzione pari a 29,3 miliardi di euro nel 2022 (60% dell’intero settore), in crescita a ritmi superiori rispetto ai benchmark. Le attività delle aziende contribuiscono alla crescita economica del Paese non solo in modo diretto, ma anche attivando numerose filiere economiche, attraverso l’acquisto di beni e servizi (5,7 miliardi nel 2022) da imprese fornitrici localizzate sul territorio nazionale. Nell’ultimo anno, il contributo complessivo (diretto, indiretto e indotto) di queste aziende al Pil del Paese è stato pari a 19,8 miliardi di euro, un valore superiore all’1% dell’intero Pil nazionale, si evidenzia nel report.
Il contributo passa anche dagli investimenti – 2,1 miliardi nel 2022 – preponderanti in R&S ma in netta crescita anche in ambito ambientale. In Italia, queste 47 aziende
impiegano oltre 31.400 persone (il 46% dell’intero settore farmaceutico), mostrando una particolare attenzione all’equità di genere (48,4% donne occupate), all’occupazione giovanile (7,8% del totale) e alle retribuzioni salariali (1,3 volte rispetto alla media del mercato), si legge nell’analisi. E per ogni persona direttamente occupata dalle aziende a capitale estero in Italia, si attivano ulteriori 5,4 posti di lavoro nell’intera economia, per un totale che supera i 200mila occupati.
Per quanto riguarda l’impatto sui pazienti il rapporto evidenzia che le aziende a capitale estero del cluster considerato hanno coinvolto, nel 2022, oltre 62.000 pazienti nei trial clinici realizzati, generando oltre 2,2 miliardi di euro di benefici attesi per il Servizio sanitario nazionale, grazie a un effetto leva di 2,95. E poi c’è il capitolo payback farmaceutico (il contributo per ripianare lo sfondamento del tetto di spesa per gli acquisti diretti): circa il 98% è versato da imprese a capitale estero, in quanto fornitrici dei farmaci più innovativi che ricadono nel tetto di spesa per acquisti diretti. “Senza interventi urgenti sulla governance – si avverte nell’analisi – l’importo pagato dalle aziende è destinato a crescere fino al 18,2% nel 2026 con effetti estremamente negativi sul settore”.