Intorno alle 11.30 il miracolo: da un accesso rubato al ghiaccio e alle macerie, le squadre di soccorso hanno individuato e liberato le prime sei persone, tra cui due bambine. Il gruppo si sarebbe salvato trovando riparo sotto un solaio al piano superiore della struttura alberghiera. Sono ore convulse quelle che scandiscono gli enormi sforzi degli oltre 40 soccorritori che, senza sosta, continuano a scavare con delicatezza (onde evitare ulteriori smottamenti o eventuali danni agli eventuali superstiti), Col passare delle ore, e fine serata sono in tutto le 10 persone trovate in vita. Il primo a essere messo al sicuro, insieme alla madre, è stato questa mattina il figlio del cuoco Giampiero Parete, l’uomo scampato per un soffio alla slavina di mercoledì, che ha poi lanciato l’allarme. Gli altri tre, salvati nel pomeriggio dai vigili del fuoco, sarebbero invece Ludovica, la seconda figlia dei Parete, il figlio di Dino Di Michelangelo e Marina Serraiocco, di Osimo, e il figlio di Sebastiano e Nadia Di Carlo, di Loreto Aprutino (Pescara). il ghiaccio cementato che ammanta ciò che resta del lussureggiante hotel Rigopiano di Farindola. Ora la mission è quella di creare un pertugio per trovare accesso in quegli affranti dove si spera buona parte degli altri dispersi, tra dipendenti della struttura e ospiti, che mancano ancora all’appello. La speranza dei soccorritori è che gli sventurati, visto che erano tutti vicini al momento dellimpatto della slavina, potrebbero aver trovato riparo in altre aree comuni, così come è stato per i sei dispersi recuperati stamane. Lentusiasmo ha riacceso quellentusiasmo che da quasi due giorni, col trascorrere del tempo, viste soprattutto le difficilissime condizioni climatiche, andavano via via affievolendosi. Ma sono tante le domande che, in un misto di rabbia, attanagliano sia i parenti dei dispersi che la gente comune. Intanto: ma che fine ha fatto e perché non è mai giunta la macchina spazzaneve che gli ospiti riuniti nella hall – sin dalla tarda mattinata aspettavano per lasciare la struttura? Poi, la slavina: è stata causata dalleccezionale nevicata o dalle scosse e, in ogni caso, viste tali pericolose incidenze, poteva considerarsi in tal senso a rischio lattività dellalbergo? Domande lecite che deve essersi fatto anche il pm di Pescara Andrea Papalia, che ha aperto uninchiesta per omicidio colposo. A tal proposito ieri gli investigatori hanno ascoltato come testimone Giampiero Parete, uno dei superstiti della valanga. Inevitabile poi che, completata (speriamo positivamente) lopera di ricerca dei dispersi, la struttura sarà posto sotto sequestro. E mentre si continua a lavorare per restituire una viabilità sicura alla strada che porta alla struttura alberghiera, stamane si è alzato un elicottero per monitorare la situazione e scongiurare così altri eventuali smottamenti di neve a monte del luogo, dove stanno lavorando le squadre del soccorso alpino giunte anche dal Piemonte, dalla Lombardia e dal Veneto. E se il rapido passare delle ore angustia gli enormi sforzi dei soccorritori, che vogliono ancora credere di poter riuscire a salvare delle vite, di contro si accende legittimamente il risentimento dei parenti dei dispersi: “Siamo tutti all’oscuro, non sappiamo niente di niente”, sbotta davanti ai microfoni di Radio 24 il padre di una ragazza dispersa nella tragedia, che da 9 anni si occupava del centro benessere allinterno dellhotel. L’uomo ha raccontato di aver sentito per lultima volta la figlia “ieri alle quattro. Un solo un messaggio, perché i telefoni non funzionavano. Loro da ieri mattina chiedevano di essere sbloccati, mahanno risposto che c’erano altre priorità. Nella struttura racconta il genitore cerano una ventina, venticinque, più otto-nove dipendenti”. Il giornalista chiede se la figlia avesse mai espresso preoccupazione rispetto agli eventi climatici che andavano via via peggiorando: “No risponde luomo – perché lassù è tranquillo, era una posizione in cui non si poteva pensare che una valanga potesse colpire l’albergo”. Certo, prosegue il padre, spiegando lo stato danimo di dipendenti ed avventori, dopo le scosse avevano chiesto di essere liberati, perché dopo il terremoto si sentivano prigionieri, perché lassù è stato forte e giustamente hanno chiesto aiuto, hanno chiesto di scendere.Ma c’erano tre metri di neve, come scendevano?”. Ma al centro delle polemiche, e non per cosa da poco, la denuncia espressa da Quintino Marcella, titolare di un ristorante di Silvi Marina e professore dell’Istituto alberghiero dove studiava Giampiero Parete, lo chef che lo ha allertato tramite sos, pregandolo di dare lallarme: “Quando al telefono ho lanciato l’allarme per soccorrere gli ospiti e i dipendenti dell’hotel Rigopianosepolti dalla slavina,la dirigente della prefettura non mi ha creduto rivela ancora incredulo il professore – Giampiero mi ha telefonato verso le 17,30-17,40 dicendomi di chiamare la polizia.Urlava: aiuto, aiuto, l’albergo è stato raso al suolo, corri, corri, è tutto sommerso. Ho telefonato subito alla polizia, che mi hanno passato gli uffici della prefettura:mi hanno detto che alle 15 aveva già chiamato il direttore dell’albergo, e che quindi non era vero quello che dicevo, perché il direttore tre ore prima li aveva tranquillizzati: è tutto ok. Poi la mia insistenza ha fatto sì che si muovessero. Ho composto tutti i numeri d’emergenza: 112, 113, 115, 117, 118, oltre a mandare messaggi ad amici e in paese. A Giampiero dicevo che stavano arrivando, non pensavo ci fossero tutte queste difficoltà”. Ma lassurdo deve ancora arrivare per il generoso Quintino: “Mi ha richiamato la dirigente della prefettura alle 18,30 emi ha fatto una domanda trabocchetto perché non si fidava: ’È sicuro che lei è davvero il signor Marcella? Mi sa dire chi è il sindaco di Farindola? Lo sa che lei può essere denunciato per falso? Io prosegue il docente dellistituto alberghiero – al telefono ho risposto: il sindaco si chiama Ilario Lacchetta e io sono il prof Marcella. Allora hanno detto: ok, ci attiviamo. Con Parete sono stato in contatto più di una volta tramite messaggi e telefono fino alle 23. Poi mi ha richiamato questa mattina (ieri, ndr). Sono stato in ospedale a trovarlo: sta bene, ma è confuso e piange disperato perché è preoccupato per i suoi figli di 6 e 8 anni, Ludovica e Gianfilippo, e per la moglie Adriana”, racconta visibilmente commosso il professore. “La moglie aveva mal di testa e aveva bisogno di una medicina che era in macchina. Giampiero è uscito dall’albergo ed è andato in auto.Mentre stava tornando verso l’hotel ha sentito rumori e scricchiolii e ha visto la montagna che cadeva sull’albergo. È stato travolto anche lui parzialmente dalla slavina. Ha visto gran parte dell’albergo sepolto e ha cercato di entrare rischiando di rimanere intrappolato. Si è aggrappato a un ramo ed è riuscito a tornare verso la macchina. Ha incontrato il manutentore della struttura e mi hanno chiamato per chiedere aiuto. Dall’interno non ha sentito nessun rumore o movimento. Gli altri ospiti avevano pagato e raggiunto la hall, pronti per ripartire non appena sarebbe arrivato lo spazzaneve. Gli avevano detto che sarebbe arrivato alle 15, ma l’arrivo è stato posticipato alle 19.Avevano preparato già le valigie, tutti i clienti volevano andare via”. Un racconto surreale che ha accesso la rabbia di molte persone, inducendo il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico a gettare acqua sul fuoco: “Non è questo il tempo delle polemiche, ora è solo il momento di agire, di portare aiuto e di soccorrere chi è ancora sotto la neve. Ho incontrato e parlato con i familiari dei dispersi e sono preoccupato e angosciato quanto loro e spero insieme a loro di avere notizie positive dalle squadre di soccorso”. Quindi il vice ministro, che si trova a Penne, al quartier generale logistico dei soccorsi, ha tenuto a spendere parole di elogio per labnegazione e limpegno dei soccorritori: “Ho trovato grande impegno e grande competenza delle squadre di soccorso che stanno lavorando senza sosta alla ricerca dei dispersi dell’hotel”.
M.