(Adnkronos) – Il Family Business Forum è il più importante momento di confronto in Italia dedicato alle imprese familiari, che da sempre sono uno degli assi portanti dell’economia del nostro Paese. La discussione al Centro Culturale Altinate di Padova vede 250 tra i più importanti imprenditori e manager italiani e autorevoli esponenti del mondo accademico coinvolti, con l’obiettivo di condividere e riflettere sulle molteplici questioni che il tessuto economico italiano. Nel work shop intitolato “L’imprenditore e le scelte decisive: soluzioni e suggerimenti per gestire i momenti cruciali, evitando le trappole mentali” il focus si è incentrato sulle decisioni che gli imprenditori devo prendere nella loro vita, di cui spesso sono chiamati a rispondere in prima persona.
“Intanto bisogna sfatare il mito per cui le imprese familiari sono quelle piccole, perché di imprese familiari in realtà ce ne sono alcune di dimensioni internazionali faccio l’esempio di Ferrero e Barilla – ha spiegato Marco Mandelli, Chief Corporate & Investiment Banking Officer di Bper Banca intervenuto al workshop – e potrei citarne certamente più di qualche di qualche decina, quindi non è la dimensione la differenza. Io credo che, per come la approcciamo noi banche, il rapporto con l’azienda familiare è che nel valutare l’azienda non si può non tener conto di quella che è la situazione familiare che ci sta sopra. Quindi l’azienda va valutata in un tutt’uno con la situazione familiare. Questo è tanto più vero, tanto più l’azienda è piccola ed è poco strutturata e quindi per poterla assistere, poterla consigliare, poter suggerire dei percorsi di crescita o assistere aumenti discontinuità, serve avere completa chiarezza di quella che è la situazione.”
Tante le sfide che le imprese familiari devono affrontare nel proprio percorso. Dai cambi generazionali, alle novità che oggi interessano tutte le imprese del mondo, transizione energetica, sostenibilità. ”Ci sono statistiche – ha continuato Mandelli – che dicono che soltanto il 30% delle aziende, supera il passaggio generazionale tra la prima e la seconda generazione e ancora di meno fra la seconda e la terza. Detto questo, io sono più ottimista. È chiaro che il passaggio generazionale è un momento delicato, va gestito dall’imprenditore con avvedutezza e anche con un po’ di freddezza. Va gestito secondo dei canoni che non possono essere quelli del buonismo e quelli del dare ragione a tutti i membri della famiglia. Io credo che il vero rischio che queste aziende familiari vanno incontro non è tanto quello del passaggio generazionale, ma quello della deriva generazionale. E la deriva generazionale scatta quando la quantità delle persone della famiglia che potrebbero interessarsi dell’azienda supera un certo numero. È in questo caso che L’imprenditore deve trovare il coraggio di dire tu sì e tu no a te trovo una strada e a te ne trovo un’altra piuttosto che fare una scelta diversa ovvero quella di affidarsi a dei manager e separare la proprietà dalla gestione.”