FACEVANO BATTUTE E CRITICHE CONTRO IL LORO DATORE DI LAVORO SULLA CHAT DI GRUPPO: LUI LO SCOPRE E LE LICENZIA. IL LEGALE DELLE DUE DIPENDENTI: ‘ERA UNA CHAT PRIVATA’

Una chat di gruppo come tante: ormai è una costante tra mamme, papà, calcetto, tifosi e chi più ne ha ne metta. Questa che, tra le tante, viaggiava attraverso il canale di Whatapps era invece intitolata alle colleghe di lavoro. Fatto è che a volte pensieri e giudizi, se fermati ‘su carta’ possono ritorcersi contro e così, complice la solita ‘spiona’ di turno, alcuni messaggi sono stati fatti leggere ‘al capo’. Critiche e accuse mossegli da due dipendenti dell’azienda parmense del settore alimentaristi dove prestavano servizio. Il boss ha così iniziato a metterle sotto la lente e, dopo aver ravvisato ‘la scusa buona’, ha contestato la loro condotta a livello disciplinare, disponendo poi il loro licenziamento. Un caso singolare, dove il confine tra privacy e legge è davvero contradditorio. La vicenda arriverà in aula tra poche settimane Come spiega in merito il legale delle due, Silvia Caravà, intervistata dall’agenzia di stampa Adnkronos: “E’ un caso particolare, una situazione che può capitare effettivamente a tutti. Si è parlato molto di Facebook e delle frasi che, pubblicate sul social network, possono risultare più o meno sgradite a terzi. Qui parliamo di una conversazione su WhatsApp che, a mio avviso, rientra nella corrispondenza privata: si tratta di conversazioni limitate ad una cerchia circoscritta e ben definita di persone. Tutto ciò che è chiuso assume rilevanza di corrispondenza privata. I messaggi, poi – aggiunge l’avvocato – non avevano alcuna caratteristica diffamatoria. In azienda non c’era un clima particolarmente sereno, le ragazze si sfogavano con battute e considerazioni goliardiche: nessun insulto, niente offese. Il titolare si è ritenuto offeso e ha deciso direttamente per il licenziamento”, aggiunge ancora la Caravà, che tiene a sottolineare piuttosto l’opportunità di fare riferimento alla “gradualità dei provvedimenti disciplinari che possono essere adottati in caso di condotte ritenute non legittime. Un conto è scoprire un dipendente che ruba dalla cassa, un altro è leggere un messaggio scritto in una chat privata. La prima udienza davanti al Tribunale del Lavoro di Parma è in programma a maggio. Se la causa venisse svolta in tutto il suo iter, potrebbe durare un anno o anche meno”.

M.