Di Giacomo Chiuchiolo
“Il carcere ti ha tolto tanto ma ti ha reso quello che sei, rifaresti le stesse scelte?”. Chiede Vincenzo, un ragazzo del quinto anno dell’istituto di istruzione superiore De Amicis-Cattaneo. Fabrizio è quasi spiazzato, ci pensa, esita per qualche secondo “questa domanda è come un gol sotto l’incrocio”, risponde. Non ci aveva mai riflettuto prima, preferisce prendersi del tempo.
Fabrizio Maiello ha vissuto tante vite, ognuna gli ha dato qualcosa. È stato un giovane calciatore di talento sul punto di arrivare in alto. È diventato criminale, ha sbagliato e pagato. Ha passato più di vent’anni tra carceri e OPG (ospedali psichiatrici giudiziari). Ha cercato di rapire l’ex calciatore Gianfranco Zola e dentro lo hanno salvato il calcio e Giovanni, un detenuto infermo mentale a cui ha dedicato gran parte della sua vita.
Ora Fabrizio racconta la sua storia ai giovani e a chiunque abbia voglia di meravigliarsi di un percorso così. Lo ha fatto anche al De Amicis-Cuttaneo, istituto tecnico all’interno della ‘Città dei ragazzi’ di Roma. Ha parlato per due ore, avrebbe potuto farlo per una giornata intera. Ha raccontato ai ragazzi collegati in videoconferenza le difficoltà incontrate sul suo cammino. La vita in cella, la sensazione di diventare essere invisibili, schiacciati da quattro mura. Ha allontanato l’idea del bandito scintillante, quello che cinema e serie Tv rendono una figura ammaliante.
Una storia che ispira e affascina, anche i ragazzi sono interessati. Chiedono, interagiscono, sono curiosi di capire cosa lo abbia portato su quella strada e come se la sia cavata dopo. “Ci sembrava importante portare all’interno della scuola il mondo che circonda i nostri ragazzi, portarlo in contesto di verità, quello che oggi Fabrizio ha rappresentato”, racconta la professoressa Marina Caroniti a Italia Sera.
“La storia di Fabrizio è arrivata a noi tramite l’associazione Il Viandante, che si occupa da vent’anni di volontariato all’interno delle carceri”, spiega invece l’assistente specialistico Marco Salciccia. Così Fabrizio si è trovato ancora a parlare di quanto sia facile sbagliare e difficile uscirne migliori. Lui ci è riuscito, ma ancora non sa cosa sia stato meglio.