Come preannunciato, da stamane è in scena lo sciopero degli stabilimenti siderurgici dell’ex Ilva di Taranto. Spalmata nell’arco di 24 ore (a Taranto 32), la mobilitazione intende così rispondere al piano industriale presentato da Arcelor Mittal al Mise, dove viene addirittura contemplato, di qui al 2023, il taglio di 4.700 ‘esuberi’.
Dunque uno sciopero forte e compatto che, come hanno riferito i rappresentanti sindacali, è soltanto l’inizio. Francesca Re David, leader della Fiom, ha commentato con soddisfazione che “Tutti gli stabilimenti ex Ilva sono fermi: l’adesione a Taranto è del 90%, a Genova e Novi Ligure dell’80%, a Racconigi del 100%. Adesione al 100% anche a Padova e Marghera”.
Maurizio Landini (Cgil) si rivolge invece direttamente al governo, affermando “Basta parole, ora i fatti. Non abbiamo più tempo da perdere per ricostruire la fiducia e ridare voce ai giovani che mi sembra si siano ripresi la piazza. Ma o si lavora tutti insieme o non si va da nessuna parte”. Il segretario generale della Cgil, lancia anche un monito alla cordata franco-indiana, con cui giovedì è previsto un nuovo incontro alla presenza de governo: “Avete sbagliato ad andare in tribunale, tornate al tavolo ma a partire dall’accordo firmato nel 2018. Su questa base infatti si possono risolvere i problemi, ma a nessuno venga in mente di usare questa situazione per annunciare licenziamenti o esuberi. Così non si andrebbe da nessuna parte”.
Dal canto suo Annamaria Furlan (Cisl), spiega: “Non sono assolutamente contraria, ma deve esserci un piano industriale importante. Prima voglio vedere quello perché solo dal piano industriale capiamo se c’è voglia di fare cose serie oppure no. Dall’Ilva a Alitalia non vogliamo lasciare a terra nessun lavoratore e nessuna lavoratrice, vogliamo esuberi zero. Servono piani seri con investimenti che diano prospettive alla compagnia aerea e all’industria siderurgica. Il tema del lavoro e dell’occupazione – ha aggiunto la sindacalista – è vita e futuro. Noi non permetteremo a nessuno di giocare a poker con i lavoratori e speculare sul lavoro, non permettiamo a nessuno di dimenticarsi che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro“.
Max