Seduti intorno ad un tavolo con al centro l’acciaieria più grande d’Europa, ed a un lato Francesco Caio (consulente del governo per il negoziato con i Mittal), letteralmente ‘circondato’ dall’esecutivo: il premier Giuseppe Conte, ed i ministri Roberto Gualtieri (Economia), Stefano Patuanelli (Sviluppo economico), Giuseppe Provenzano (Sud). L’imperativo è quello di trattare, ma non guardando al 31 gennaio (rispetto alla deadline precedentemente fissata), quanto invece al 7 febbraio, quando la vicenda relativa all’ex Ilva risuonerà all’interno del tribunale milanese.
Dunque a ‘funestare’ il vertice è stato il dilemma: proseguire dritto, o ignorare la trattativa con i ‘franco-indiani’? A quanto sembra, hanno riportato fonti interne al governo, “Si lavora per firmare un accordo prima della prossima udienza della causa. Abbiamo sviscerato tutti gli aspetti dell’intesa con i ministri competenti per il dossier”.
L’unica certezza che ha accompagnato l’incontro è che sugli ‘esuberi’ non si torna indietro. E’ comunque tanta la carne sul fuoco, ad esempio, c’è per esempio da stabilire l’eventuale partecipazione dello Stato, considerando anche il fatto che, al momento, non è stato ancora definito il valore della ‘nuova Ilva’. Ciò che ora più preme è elaborare di concerto con Mittal un piano industriale ‘all’altezza’ della situazione – e delle esigenze – quindi il confronto con i sindacati rispetto alle uscite, considerando sia gli ammortizzatori sociali che gli scivoli. Il tutto, accompagnando l’avvio di un nuovo percorso. Insomma mica poco…
Max