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Ex Ilva – Palombella (Uilm): “Sentenza della Corte europea nella giusta direzione ma oggi la fabbrica è quasi ferma”

La sentenza della Corte europea va nella giusta direzione, quella che indichiamo da tempo per salvaguardare la salute dei cittadini e dei lavoratori di Taranto: la valutazione dell’impatto sanitario nelle autorizzazioni per la produzione di acciaio. Allo stesso tempo, però, dobbiamo rilevare come oggi siamo in una situazione differente e paradossale: da una parte abbiamo un piano ambientale quasi ultimato e dall’altra abbiamo uno stabilimento quasi fermo, con una produzione al lumicino, migliaia di lavoratori in cassa integrazione, con più persone a casa che in fabbrica, e l’assenza di un piano industriale e di rilancio”.

Ex Ilva, la Uilm sulla sentenza della Corte europea: “Ci troviamo in una condizione disastrosa ma dal Governo e dai Commissari è arrivato solo l’aumento della cassa integrazione”

Come tiene giustamente a rimarcare Rocco Palombella, Segretario generale della Uilm, “Ci troviamo in una condizione disastrosa ma dal Governo e dai Commissari è arrivato solo l’aumento della cassa integrazione per 5.200 lavoratori, di cui 4.400 a Taranto, oltre la metà del totale dei dipendenti del Gruppo. Ribadiamo al Governo la necessità improrogabile di accelerare e velocizzare la decarbonizzazione, con la costruzione di forni elettrici”.

Ex Ilva, la Uilm sulla sentenza della Corte europea: “Siamo stanchi delle promesse e delle passerelle, vogliamo fatti concreti, con progetti e scadenze ben precise”

Dunque, avverte il Segretario generale della Uilm, “Siamo stanchi delle promesse e delle passerelle, vogliamo fatti concreti, con progetti e scadenze ben precise. Siamo stanchi di slogan che diventano puri esercizi retorici in assenza di un piano industriale che esprima obiettivi certi con le relative fonti di finanziamento necessarie a traguardarli. Se davvero si vuole salvaguardare la salute e l’ambiente e rilanciare l’ex Ilva, ora è il momento di agire”. Insomma, conclude il sindacalista,Non saremo mai complici di un disastro ambientale, sociale, occupazionale e produttivo”.

Max