(Adnkronos) – L’evasione fiscale è un problema sostanziale prima ancora che un ‘caso’ politico. Ma il passo falso alla Camera, con FdI che ha votato contro un Odg del Pd sostenuto dal governo, contribuisce a mettere in evidenza quanto sia difficile in Italia occuparsi di un tema all’apparenza ‘pacifico’: far rispettare la legge, facendo pagare le tasse a chi non le paga. Stimata in circa 100 mld l’anno, l’economia sommersa è un bacino da cui si potrebbero attingere risorse per fare quello che serve, a partire proprio da una riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e le imprese che invece le tasse le pagano regolarmente.
Dovrebbe essere interesse di qualsiasi governo, e di qualsiasi maggioranza politica, fare il più possibile per ridurre il tasso di evasione e spostare risorse dall’economia sommersa a quella legale. Eppure intorno all’evasione fiscale, e al lassismo che la tollera e spesso la incentiva, si muove una parte di consenso che la politica non rinuncia a lusingare. L’area grigia che in Italia consente di guadagnare aggirando le leggi e l’imposizione fiscale è sufficientemente ampia da rappresentare un bacino elettorale sempre rilevante.
Quello che è successo oggi alla Camera è una ulteriore conferma di quanto sia strutturale l’evasione e di quanto sia radicata la convinzione che sia possibile promettere meno tasse per tutti senza disturbare chi le tasse non le paga in maniera sistematica, alimentando una struttura economica parallela, che fa concorrenza sleale all’economia legale.
L’ordine del giorno alla delega fiscale presentato dal Pd, a firma Gianni Cuperlo, sembra un estratto da un testo di educazione civica. Invita il governo “a realizzare, in coincidenza con l’esercizio della delega, una vasta campagna di opinione utilizzando il servizio pubblico radiotelevisivo, media tradizionali e new media per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto delle diverse forme di evasione ed elusione fiscale, sulla tenuta dei servizi pubblici essenziali a partire da sanità, scuola e infrastrutture”. Tutto, tranne che una pericolosa invettiva che apre una caccia all’evasore.
La scelta del governo di accoglierlo può essere annoverata tra quelle scelte che dovrebbero passare inosservate, visto che prevede semplicemente l’esercizio del buon senso, senza peraltro impegnare più di tanto l’esecutivo da nessun punto di vista. Sostenere che l’evasione e l’elusione fiscale non incidano sulla tenuta di servizi pubblici essenziali, come sanità, scuola e infrastrutture, equivale a dire che i furti e le rapine non incidano sulle finanze di chi li subisce.
Ma, evidentemente, quando si parla di evasione fiscale il buon senso non basta più. La maggioranza preferisce sconfessare il governo che sostiene, aprendo un caso politico, pur di non mostrarsi disponibile a considerare l’evasione fiscale per quello che è, un problema sostanziale. (Di Fabio Insenga)