Europa, cambiare o diventare la Cenerentola dei Paesi globali- di Delia Marrone

 

 

“L’Europa è al bivio, o cambia verso nella propria direzione economica o rischia di diventare la Cenerentola dei Paesi globali” chiaro e conciso il messaggio lanciato dal premier, Matteo Renzi, oggi al Senato in occasione della Conferenza degli Organi parlamentari specializzati negli Affari dell’Unione Europea, COSAC, a Palazzo Madama. Il tema è quello affrontato spesso negli ultimi giorni, ovvero l’atteggiamento apparentemente timido dell’Unione Europea nei confronti della stagnante situazione finanziaria. Il Presidente del Consiglio infatti continua: “La direzione assunta è giusta, ma non basta più, bisogna incoraggiare e rafforzare il piano Junker, che prevede la disposizione di 300 milioni di euro da investire, eliminando ogni traccia di insicurezza”. Sottolinea, infatti, come mentre il mondo stia correndo a ritmi frenetici l’Europa sia ferma in una situazione priva di crescita, con politiche adatte a frenare la crisi, ma non a rilanciare il futuro. Si è espresso in merito a ciò anche il presidente del Senato, Pietro Grasso che altrettanto duramente ha dichiarato: “L’Unione europea non ha finora espresso il potenziale politico, umano ed economico che deriva dalle nostre dimensioni, dalla nostra storia e dai nostri doveri nei confronti della comunità internazionale, o cambia oppure rischia di diventare ciò che non è, arrivando all’irrilevanza politica”. Per quanto riguarda la situazione italiana Renzi ha ribadito: ”Abbiamo discusso in queste aule delle riforme, quella fiscale, della Pubblica Amministrazione, del lavoro, della giustizia civile, della scuola, oltre a quella costituzionale e elettorale. L’Italia sta cambiando e non ha paura cambiare”.  Ha sottolineato però, non tralasciando la necessità che l’Europa si mantenga fedele al patto di Stabilità e Crescita, come la volontà dell’Italia non sia quella di trasformarla nel proprio alibi, ma mantenere  ferma l’ intenzione di portare a termine le riforme iniziate. Il capo del Governo non tace, nonostante ciò, la sua contrarietà riguardo i limiti imposti al nostro Paese per il vincolo del 3% imposto a Maastricht e dichiara: “Mi colpisce il fatto che l’Italia non possa spendere i soldi europei perché la quota-parte del finanziamento supera i vincoli del 3% stabiliti a Maastricht nel 1992, quando c’era un altro mondo. L’idea che non si possano spendere questi denari perché sono bloccati da un algoritmo tecnico mi sembra un errore. Dobbiamo cambiare il modo di spendere, ma  allo stesso tempo, superare limiti tecnici che abbiamo da troppo tempo” e conclude il suo discorso: “Senza Europa non ci sarebbe stata la riunificazione della Germania e senza la flessibilità l’unione delle due Germanie non sarebbe stata possibile. In quel caso la flessibilità consentì di violare il limite del 3%, limite al quale noi italiani continuiamo tenacemente a credere”.