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‘Euro 2020’, “L’apertura del Wembley facilita il rischio di focolai”. I nostri virologi commentano i caroselli

Se ci sono migliaia di persone in un solo posto, il rischio c’è, ma il governo britannico, e questa gestendo i rischi. ‘Sono fiducioso che non ci sarà un grande focolaio, ma allo stato attuale non possiamo garantirlo’’. E’ quanto affermato da Kwarteng, ministro britannico per le Attività produttive, intervenendo sulla maxi diffusione dei contagi.

Variante Delta, gli spalti del Wembley ‘aperti’ ai tifosi oltre il limite di sicurezza

Ad esempio, già tra qualche ora, lo stadio londinese di Wembley tornerà ad affollarsi in occasione della semifinale, che vedrà la nazionale ‘di casa’ contrapposta a quella austriaca. Sono infatti già decine di migliaia i tifosi inglesi che questa sera affolleranno lo Stadio di Wembley per tifare l’Inghilterra. Questo solo grazie alle autorità britanniche che, con un po’ troppa ‘leggerezza’, hanno infine deciso di allentare le restrizioni anti Covid, ampliando il numero di supporter sugli spalti, con l’evidente rischio però di poter dare vita a dei focolai

Una situazione evidentemente troppo ‘aperta’, che alla maggior parte dei nostri virologi non è certo piaciuta.

Pregliasco: “Speriamo di non passare dai caroselli dei clacson alle sirene delle ambulanze”

Il primo a commentarla è stato il docente alla Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, che ha esordito affermando “Le scene che abbiamo visto ieri sera sono qualcosa di micidiale per la diffusione del virus Sars-CoV-2”, in riferimento soprattutto ai festeggiamenti che, senza usare mezzi termini, definisce “pericolosi. Non è bello perché significa proprio abbassare la guardia e rendere più facile la vita a questo virus“. Il virologo parla di “un rischio non calcolato“, per esempio, ricorda, “risulta che a Copenhagen il 16 e poi il 17 a San Pietroburgo due focolai ci sono stati”. Quindi, aspettando la finalissima, Pregliasco spiega che “non sarebbe male riuscire a organizzare delle cose per quanto possibile controllate (vedi piazze e spazi con ingressi contingentati, Green pass, ecc.,ndr) “ma credo che sarà difficile. E’ chiaro che poi i cortei e i caroselli in macchina con i clacson non sono evitabili, ma speriamo di non passare dai clacson alle sirene delle ambulanze”.

Andreoni: “In termini di contagi qualcosa la pagheremo con qualche focolaio”

Non ha invece dubbi in merito il direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, Massimo Andreoni, secondo cui ”E’ chiaro che qualcosa la pagheremo inevitabilmente in termini di contagi con qualche focolaio. Ogni volta che ci sono assembramenti e una condizione non controllata qualcosa emerge. In questo momento in Italia non c’è una grande circolazione e speriamo che eventi e cluster legati alle partite degli Europei siano modesti“.

Vaia: “Festeggiate con le mascherine ed il distanziamento, evitando soprattutto i luoghi chiusi”

Preferisce invece limitarsi a lanciare un appello al buonsenso Francesco Vaia, direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, “Festeggiamo l’Italia, ma senza bagordi e con attenzione ai luoghi chiusi. Se autorizzati, ad esempio piazza del Popolo a Roma, entrino solo vaccinati e tamponati. Se invece sono assembramenti spontanei tra sconosciuti, meglio proteggersi con il distanziamento o la mascherina“.

Menichetti: “Intemperanze giovanili non gravissime, peggio l’opposizione al vaccino degli over 60”

Non senza amarezza, il virologo Francesco Menichetti (e primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa), spera che “Almeno una dose di vaccino prima della finale dell’Italia” abbia accompagnato i festeggiamenti dei giovani tifosi dopo la vittoria di ieri degli Azzurri. “La festa dopo la vittoria dell’Italia è un eccesso non commendevole, ma neanche da far meritare l’inferno”, prova a sdrammatizzare, e ricorda che “E’ la stessa cosa che è successa dopo lo scudetto dell’Inter. Allora c’eravamo un po’ preoccupati, ma poi per fortuna non mi pare ci sia stata una grossa conseguenza. Speriamo vada bene anche questa volta”. Dunque, in caso di vittoria dell’Italia, rimarca Menichetti, “Un motivo in più perché i giovani si vaccinino. Come ho già spiegato, il termine tifoso deriva dallo stato di confusione mentale che coinvolge il paziente con l’infezione da tifo, dunque è irrefrenabile. E se i ragazzi intendono dare buona prova di sé come tifosi e obnubilarsi anche la prossima domenica  si facciano almeno una dose di vaccino“. Tuttavia, conclude il virologo, “mi preoccupa molto meno questa che è un’intemperanza giovanile non gravissima, rispetto a un’opposizione sistematica al vaccino da parte di molti ultrasessantenni“.

Bassetti: “Per lo scudetto dell’Inter la situazione era peggiore. Oggi va meglio, però vacciniamoci”

Come sempre più conciliante il primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, secondo il quale “Abbiamo visto assembramenti peggiori di quelli di ieri sera per la vittoria dell’Italia. Ricordo piazza Duomo a Milano per i festeggiamenti dello scudetto dell’Inter, quando la circolazione del virus Sars-CoV-2 era 10-15 volte superiore. Oggi circola molto meno in Italia, con meno di 10 casi per 100mila abitanti. Quindi – osserva il noto infettivologo ligure – anche se in piazza ci sono 100mila persone, meno di 10 possono essere positive. E’ un dato basso. Chiaro, il rischio zero non esiste, ma dobbiamo provare a uscire dalla pandemia, come hanno fatto gli inglesi dicendo che si può convivere con il virus grazie ai vaccini”.

Max