Sono 168 le persone censite, di cui 133 senza tetto che dormono in spazi pubblici e le altre 35 presenti all’interno della tensostruttura adibita a dormitorio emergenziale, nell’ex hub vaccinale alla stazione Termini.
Sono i dati dell’indagine pilota dell’Istat sulla presenza dei senza dimora nel quadrante dell’Esquilino, presentati dall’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale Barbara Funari e dal direttore della Direzione Centrale per le Statistiche Sociali e il Welfare dell’Istat Cristina Freguja.
Con la “Notte della solidarietà” ha preso il via, lo scorso 31 marzo, lo studio della popolazione senza tetto nel territorio comunale di Roma, un’iniziativa voluta dall’Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, in collaborazione con l’Istat.
Il territorio del rione è stato suddiviso in 24 “Aree d’indagine”, alle quale si sono aggiunte altre quattro aree adiacenti alla stazione Termini e un’area speciale rappresentata dal ricovero d’emergenza aperto da Roma Capitale, dal 16 febbraio 2023, nella tensostruttura ex “hub vaccinale”.
Molte grandi città europee si sono nel tempo dotate di strumenti propri per la rilevazione e lo studio della popolazione dei senza tetto, utilizzando l’approccio Street Count e Point in Time, che presuppone il conteggio “strada per strada” dei senza tetto in un giorno specifico e in un arco temporale definito.
Hanno effettuato l’indagine circa 200 volontari appartenenti alle diverse associazioni che già operano per aiutare i senza tetto, insieme a un gruppo di studenti dell’Università di Tor Vergata, appositamente formati.
La maggior parte delle persone incontrate (131 – 87,3%) è composta da uomini, mentre le donne sono 19 (il 12,7%) con percentuali relativamente simili nel caso delle 24 aree dell’Esquilino, nella zona di Termini e nella tensostruttura. Le donne, anche se poche, sono un gruppo particolarmente significativo per finalità di policy.
L’età media supera di poco i 40 anni (42,1) mentre, per quanto riguarda l’origine o la provenienza, 33 persone sono europee (di cui 16 italiane), 70 africane (Marocco, Tunisia e Somalia tra i paesi più rappresentati) e 25 asiatiche (in particolare da Bangladesh, Pakistan e India).
Non sempre è stato possibile raccogliere le caratteristiche demografiche delle persone “conteggiate”. Ad esempio, non è stato possibile accertare la nazionalità nel 25% dei casi (42 individui).
Poco più della metà delle persone incontrate (53,5%) ha detto di aver usufruito nell’ultima settimana di almeno un servizio come mensa, dormitorio, cambio d’abiti, docce, ect.
“Si tratta di un primo dato significativo, in un preciso quadrante della città – ha spiegato l’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale Barbara Funari – perché la cura e la conoscenza dei senza dimora sono una priorità ed è importante arrivare ad una stima reale delle presenze. A fine gennaio è in programma una nuova rivelazione in un’area cittadina più ampia, all’interno dell’anello ferroviario di Roma Capitale”.
“Il lavoro che stiamo conducendo con Roma Capitale – ha detto il direttore della Direzione Centrale per le Statistiche Sociali e il Welfare dell’Istat Cristina Freguja – costituisce uno dei tasselli degli sviluppi futuri del lavoro dell’Istat su queste tematiche, anche a livello nazionale. Siamo molto contenti di poter mettere al servizio del Comune di Roma le nostre competenze metodologiche, che ci consentiranno di monitorare il fenomeno della popolazione dei senza dimora anche in una città così complessa e importante come Roma”.
Al termine della conferenza stampa è stato possibile visitare, su piazza del Campidoglio, il camper Lgnet2 attivo a Roma e realizzato con fondi europei per dare un’assistenza socio sanitaria integrata ai senza dimora.
“Rispetto al servizio già offerto dalla Sala Operativa Sociale – spiega Funari – le tre nuove unità mobili prevedono, in convenzione con la Asl Roma 1 e Roma 2, anche il supporto di personale medico per la cura di chi ha una fragilità psichiatrica. Dal mese di ottobre i nuovi camper potranno intervenire anche per la prima assistenza medica rivolta ai minori stranieri non accompagnati, che arrivano nel nostro Paese spesso in condizioni di salute critiche e con fragilità psicologiche.”
Max