(Adnkronos) –
La prevenzione di malattie come l’Herpes Zoster si potrebbe fare in ospedale per i pazienti fragili, come già sperimentato durante la pandemia da Covid-19, usando “vaccini diversi per persone diverse in età e categorie diverse”, ha dichiarato Giovanni Rezza, direttore Generale Prevenzione Ministero della Salute intervenendo oggi all’evento istituzionale dal titolo: ‘La Vaccinazione del paziente oncologico. Nuove opportunità per la sanità pubblica’, che si è svolto al ministero della Salute. L’incontro – organizzato nella settimana mondiale dell’immunizzazione (24-30 aprile) e alla vigilia della 17ma giornata del paziente oncologico (12-15 maggio) – è stato promosso dalle società scientifiche di infettivologi (Simit), igienisti (Siti) e oncologi (Aiom) con il contributo non condizionato di Gsk. Al dibattito hanno partecipato rappresentanti del mondo politico, istituzionale e della Federazione delle Associazioni di Volontariato in oncologia (Favo).
“Il nuovo Piano di prevenzione vaccinale che si sta in questo momento portando a conclusione ha un calendario vaccinale con un’ampia gamma di vaccini offerti gratuitamente all’interno dei Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr) – ricorda Rezza – Possiamo fare un vaccino personalizzato, con un’offerta all’interno di un programma di vaccinazione di massa. I pazienti oncologici hanno varie fasi di malattia. Gli immunodepressi per trattamenti o che si trovano a uno stadio particolare del tumore vanno protetti con vaccini che non siano di virus attenuati, ma inattivati. Per le persone fragili abbiamo un vaccino inattivato per l’Herpes Zoster”, causa della malattia nota anche come fuoco di Sant’Antonio, particolarmente grave in soggetti che, per varie ragioni, hanno scarse difese immunitarie.
Come fatto per il Covid, “nella distribuzione dei vaccini a dicembre 2020 abbiamo dato a determinante categorie di fragilità una priorità nella vaccinazione, priorità che verrà mantenuta – sottolinea nel suo intervento Pierpaolo Sileri, sottosegretario al ministero della Salute -. Rimaniamo attivi come in questi due anni di pandemia con protocolli adeguati anche negli spazi: ricordiamoci che i pazienti hanno fatto il vaccino (anti-Covid, ndr) nel reparto di oncologia. Gli strumenti ci sono: verificati e, direi, stabilizzati in questi due anni. La scienza – aggiunge – ci dirà come, quanto e quale vaccino usare”.
Sulla scorta dell’esperienza vissuta nella lotta al Covid, “una possibilità finora sottoutilizzata è quella della vaccinazione in ospedale. Contestualmente alla terapia per la dimissione del paziente, sarebbe opportuno offrire le vaccinazioni in base alla categoria di rischio”, evidenzia Paolo Castiglia, membro del core board vaccini della Società italiana d’igiene (Siti). Tutti i soggetti fragili afferiscono prima o poi alle strutture specialistiche ospedaliere. “Complessivamente, in Italia, la presenza di pazienti fragili con immunocompromissione è stimata tra l’1 e il 2%. Per questi soggetti servono modelli ad hoc di offerta delle vaccinazioni, disegnate per ciascuna tipologia di paziente. Il vaccino contro l’Herpes Zoster – spiega l’esperto – interessa soprattutto i pazienti reumatologici, broncopneumopatici, diabetici, oncoematologici. La vaccinazione contro l’influenza è raccomandata per tutti i fragili e per gli over 65. Proprio queste specificità costituiscono un’ulteriore argomentazione alla dotazione dell’ospedale di questo servizio, in virtù dell’approccio multidisciplinare che la struttura ospedaliera può offrire, in ambiente protetto, con la continua collaborazione tra diversi specialisti”.
Riferendosi all’attualità del Covid, il direttore scientifico Simit Massimo Andreoni sottolinea che “la quarta dose per oltre 790mila soggetti particolarmente fragili è ancora lontana, eppure è proprio questa popolazione che necessita di rafforzare l’immunità nei confronti della malattia severa, che dopo 4-6 mesi tende a diminuire. Serve un nuovo intervento per proteggere i soggetti più fragili, che sia preludio a un più ampio intervento vaccinale. La campagna contro il Covid ha creato una situazione di percezione e di attenzione nuova nell’ambito delle vaccinazioni che potrà essere la base per una prevenzione più significativa anche in altri ambiti. Oggi possediamo una piattaforma tecnologica vaccinale estremamente valida che ci permette di realizzare nuovi vaccini estremamente validi e in tempi ridotti. Per esempio il nuovo vaccino ricombinante adiuvato per l’Herpes Zoster ci permette di vaccinare per questa temibile malattia i pazienti immunodepressi per i quali il vaccino che avevamo fino ad oggi a disposizione era a virus vivo attenuato che è controindicato in questa tipologia di pazienti”.