35 anni fa moriva il leader del Pci Enrico Berlinguer. Era l’’11 giugno quando, appunto, trentacinque anni Enrico Berlinguer e, con lui, forse un’intera fase e un modo concettualmente molto particolare di fare e interpretare la politica.
Il leader del Pci Enrico Berlinguer fu colpito da un ictus nel corso di un comizio a Padova nella giornata del 7 giugno 1984. L’evento fu in qualche modo profondamente clamoroso, dal momento che Enrico Berlinguer finì per accasciarsi in diretta televisiva.
Nonostante l’attacco l’avesse provato Enrico Berlinguer continuò il discorso, anche se la stessa folla, dopo i cori di sostegno, gli dicesse di interrompersi. “Basta Enrico!”, si udì. Un modo piuttosto emblematico per raccontarlo, nell’epilogo di una esistenza ricca di spunti e di picchi che ha visto appunto nell’amore ricambiato di un triangolo infinito tra lui, la gente e la politica, appunto, vivo fino alla fine.
Ai funerali, il 13 giugno a Roma presero parte quasi due milioni di persone. Enrico Berlinguer nacque il 25 maggio del 1922 a Sassari, frequentò il liceo classico Azuni e nel 1940 andò alla facoltà di Giurisprudenza. Nell’agosto del 1943 entrò al Pci. Da lì suo amore per la politica si enfatizzò portandolo a partecipare alle lotte antifasciste.
La conseguenza di ciò arrivò a breve: nel gennaio del 1944 fu arrestato con l’accusa di essere l’istigatore delle manifestazioni per il pane, messe in piedi nei mesi precedenti in Sardegna. Enrico Berlinguer restò in carcere quattro mesi.
A settembre si trasferì a Roma e poi a Milano: lavorò nel Fronte della gioventù, il movimento politico fondato da Eugenio Curiel come guida delle organizzazioni giovanili antifasciste, e s’intese con Luigi Longo e Giancarlo Pajetta. Poi divenne il capo della delegazione di quindici elementi appartenenti al Fronte della Gioventù che sbarcò in Unione Sovietica e incontrò Stalin. Da lì in poi, la lunga escalation nella carriera, sempre incoraggiata da un grande spirito politico e da una determinazione impari. La stessa che oggi, in modo bipartizan, tutti gli riconoscono.