(Adnkronos) – Rompere il legame tra ambiente e grande finanza per dare una spinta alla riduzione dei prezzi di commodity come il gas che dai 9,57 euro a megawattora del 2020 è passato ai 47 euro dell’anno scorso e ora viaggia sui 101 euro. Così Gianclaudio Torlizzi fondatore di T-Commodity, spiega una delle misure possibili per riportare sotto controllo i prezzi dell’energia.
”Da qui al medio termine -dice all’Adnkronos- si aprono una serie di sfide che saranno dure. Le politiche climatiche spingono le industrie e ridurre l’emissione di Co2 e avremo questa situazione di grande difficolta sull’approvigionamento energetico fino a quando i grandi gruppi finanziari imporranno stringenti criteri ambientali nei confronti di cda di grande aziende energetiche e minerarie”.
Secondo Torlizzi ”il vero punto su cui lavorare è il legame tra ambiente e grande finanza. La finanza -spiega- ha visto nel green un filone di investimento da battere che potesse garantire un ritorno negli anni futuri. Ma non si calcola che questa separazione tra ovest ed est sancisce un regime di nuova guerra fredda in cui però la Russia non è isolata come si pensa, basti pensare ai rapporti con Cina e India. Ed è chiaro che con questi due blocchi le tensioni sulle materie prime saranno enormi e quindi non si può pensare di mantenere stringenti criteri ambientali”.
E secondo l’analista la guerra è solo in parte responsabile del trend rialzista dell’energia. ”E’ un errore -sottolinea- pensare che sia solo colpa della guerra. Il conflitto ha acuito tensioni preesistenti. Ci sono errori commessi negli ultimi 5-10 anni che sarebbe sbagliato nascondere o non analizzare. Prima si parlava solo di rinnovabili, ora la guerra ha introdotto e fatto assimilare il concetto di sicurezza energetica. Una situazione di debolezza europea creata anche dalla politica filorussa seguita da Bruxelles e soprattutto da Berlino e dalle politiche climatiche perseguite senza tenere conto di una visione complessiva”.
Secondo Torlizzi ora serviranno almeno 2-3 anni prima di riuscire a sganciarsi dal gas russo e non si potrà comunque non coinvolgere nelle prossime politiche le fonti tradizionali. ”Nel mix energetico del futuro -dice- le rinnovabili devono avere un ruolo, ma assieme ai combustibili fossili che danno regolarità nell’approvigionamento e non dipendono dal clima come le rinnovabili”. E sull’energia prodotta da acqua, vento e sole ”si dovrà cercare di non fare come è stato fatto con la Russia, perchè le filiere produttive sono in mano alla Cina e il rischio è di ripetere l’errore fatto con la Russia”..
Poi è chiaro che ”è giusto sviluppare la capacità di rigassificazione. I rigassificatori esistenti viaggiano al 40% delle loro capacità, ma il gas che arriva via nave costa molto di più di quello che arriva via condotto. E noi comunque diamo per scontato che ce lo vendano, ma non dimentichiamo che il gas è una commodity molto globalizzata e di conseguenza esposta a feroce concorrenza, gli stessi Stati uniti potranno incrementare l’export da 100 a 120 miliardi di metri cubi, non di più, quando noi in Europa consumiamo 550 di miliardi di metri cubi di gas”.