Se negli ultimi due anni la pandemia da Covid 19 ha messo in ombra e rallentato tutte quelle che erano le vaccinazioni previste e raccomandate dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, allo stesso tempo ha ricordato all’intera comunità scientifica, così come a tutta la popolazione, l’importanza delle vaccinazioni nella prevenzione delle malattie infettive.
Soprattutto quando ad entrare in gioco sono gli adulti e gli anziani, i virus e batteri da tenere accuratamente alla larga sono anche altri: il virus influenzale, il cui arrivo è ormai alle porte, lo pneumococco, causa di polmoniti batteriche pericolose e oggi – sotto pandemia – ancora più preoccupanti da gestire, e l’Herpes Zoster (HZ), anche conosciuto come fuoco di Sant’Antonio. Per non parlare poi del richiamo per difterite, tetano e pertosse che si stanno pericolosamente diffondendo anche in Europa.
A fare il punto sulle vaccinazioni è stato l’incontro organizzato da HappyAgeing, Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo, con il contributo non condizionante di GSK, dove gli esperti dell’Emilia Romagna si sono confrontati sull’esperienza della loro regione in quest’ambito.
“La pandemia ha confermato l’importanza delle vaccinazioni come trave portante della tutela della salute della popolazione – ha commentato Fausto Francia, già Direttore Dipartimento Prevenzione, Ausl di Bologna. – Durante la pandemia si è chiaramente affermato che la vaccinazione rappresenta uno degli elementi fondamentali e forse il principale di difesa della salute dei cittadini per contenere la diffusione del virus. Penso che questo possa essere un elemento di traino anche per le altre vaccinazioni che non hanno raggiunto il medesimo successo, come ad esempio le vaccinazioni antipneumococciche o anti Herpes Zoster o quelle di base come tetano difterite e pertosse”.
“Altro merito della pandemia – ha continuato Francia – è stato quello di convincerci che la popolazione non è una massa uniforme di persone ma all’interno di essa abbiamo delle nicchie di fragilità che sono quelle che poi in situazioni come queste vengono maggiormente aggredite. Il fattore principale di fragilità è l’età che insieme alla compresenza di patologie croniche aggrava il quadro, ma sappiamo che esiste una fragilità anche sociale, economica e culturale. Tutti questi fattori si sono intersecati tra loro e hanno fatto si che ci accorgessimo che esistono ampie categorie che devono essere oggetto della nostra attenzione”.
Le Regioni, e in generale tutta l’organizzazione sanitaria territoriale, hanno un ruolo cruciale nel diffondere e organizzare le campagne vaccinali e da questo punto di vista l’Emilia Romagna è un fiore all’occhiello del nostro Paese. Sulle politiche di immunizzazione la Regione ha da tempo una particolare attenzione e proprio durante l’estate ha annunciato un ulteriore passo in avanti in direzione della massima prevenzione. Le vaccinazioni vengono infatti proposte attivamente agli anziani. Nell’anno di compimento dei 65 anni, tutti i cittadini ricevono una lettera che li invita a farsi somministrare i vaccini a cui hanno diritto (come l’anti-pneumococcico o l’Herpes Zoster).
Per l’Herpes Zoster l’Emilia-Romagna ha ampliato la corte di coloro che potranno averlo gratuitamente: se fino ad oggi questo era previsto per gli over 50 vulnerabili e per tutti i cittadini che compiono i 65 anni a partire dai nati nel 1952, ora tale opportunità viene estesa gratuitamente alla fascia di popolazione 18-49 anni con patologie che aumentano il rischio di complicanze in caso di infezione. Una scelta innovativa e responsabile che è stata portata come esempio di best practice nel corso del convegno e che si spera di poter diffondere anche nelle altre regioni.
“Con il Covid si è avuta la necessità di rinforzare il concetto di vaccinazione di massa – ha spiegato Christian Cintori, Dirigente Area programmi vaccinali, Regione Emilia-Romagna – e nonostante non fossimo abituati a questo tipo di numeri, il sistema ha retto molto bene. Sia il sistema Italia che il sistema Emilia Romagna ha risposto bene sia in termini logistici che in termini di gestione del personale che ha erogato la prestazione. L’esigenza ora è quella di porre l’attenzione anche sulle altre vaccinazioni, poiché negli ultimi anni è emersa l’esigenza di una vaccino-profilassi per fattori di rischio. Il vaccino deve essere parte del percorso terapeutico del paziente cronico e le vaccinazioni devono essere su misura per quel paziente”.
In occasione dell’incontro Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico di HappyAgeing, ha portato sul tavolo della discussione una serie di proposte elaborate dall’associazione, e molte di queste sono state pienamente sposate della Regione che, in molti casi, aveva già avviato nei mesi precedenti delle politiche che andavano in direzione coerente.
“L’Emilia-Romagna è una Regione che certamente si distingue, sul piano delle immunizzazioni dell’adulto-anziano, per una serie di ragioni. La prima riguarda le iniziative pensate per coinvolgere quanto più possibile questa fascia di popolazione: penso alla chiamata attiva, mediante una lettera, inviata a tutte le persone che compiono 65 anni per invitarle a effettuare i vaccini previsti dal Piano Nazionale Vaccini – ha affermato Michele Conversano – Sul piano dell’innovazione è importante sottolineare che la Regione ha avviato la formazione rivolta ai medici per gestire al meglio i nuovi vaccini, sempre più efficaci, che la scienza ci ha messo a disposizione. Speriamo, quindi, che questa realtà diventi un modello per le altre Regioni e che una struttura organizzativa del genere possa essere rafforzata soprattutto in quelle parti d’Italia dove il raggiungimento delle coperture vaccinali è ancora insoddisfacente”.