(Adnkronos) – “What Twitter should do next?”. Il tweet di Elon Musk, letteralmente “Cosa dovrebbe fare Twitter ora (o dopo)?”, è la rappresentazione plastica del paradosso in cui si sta consumando l’evoluzione, involuzione o fine, del social network. Il patron di Tesla sta smontando la società che ha appena comprato, sostendendo di doverlo fare perché sostanzialmente fuori controllo.
Al punto da innescare una escalation di fatti rispetto ai quali sembra difficile poter tornare indietro. Prima l’annuncio dei licenziamenti di massa, poi le dimissioni volontarie, perché centinaia di dipendenti hanno scelto di non sottostare al’ultimatum ‘lavorare senza condizioni o lasciare’.
A lasciare Twitter sono anche gli utenti. Una fuga scandita dagli hashtag che sul social network vanno sistematicamente in tendenza #RIPTwitter, #TwitterDown, con la ricerca ‘chiude Twitter’ tra le più utilizzate in Italia. Il travaso verso altre destinazioni, come Mastodon, è destinato a diventare più consistente nelle prossime ore.
Intanto, dopo le proteste di fronte al quartier generale di San Francisco, Twitter ha deciso di chiudere temporaneamente gli uffici e sospendere i badge fino a lunedì. A sapere cosa vuole realmente fare di Twitter Elon Musk, forse, lo sa solo Elon Musk. Anche se l’ultimo tweet, fresco di pochi minuti, torna a mettere tutta la vicenda sul sottile piano del surreale: “Freedom fridays”, con l’avvertenza “Spoiler alert”. Quello successivo, spiega: “la nuova policy di Twitter è la libertà di parola ma non la libertà di diffusione” e gli hate tweet “saranno depotenziati al massimo” e “non porteranno guadagno”.
Resta la fotografia, a questo momento, di una confusione senza precedenti in nessuna altra storia industriale e finanziaria. (di Fabio Insenga)