Sabato 20 giugno, il presidente Donald Trump ha tenuto il primo comizio elettorale post Covid-19 a Tulsa, in Oklahoma. Uno stato saldamente conservatore. Per questo Trump pensava di andare incontro a un successo certo, con più di un milione di biglietti venduti. Invece non è riuscito a riempire i 19mila posti del Bok Center, il palazzetto che ha ospitato il comizio, vuoto almeno per un terzo. Era stato organizzato anche un secondo discorso, fuori dall’arena, dove erano attesi i sostenitori che non erano riusciti a entrar per la troppa affluenza. Discorso disertato dal presidente e dal suo vice, Mike Pence, per l’assenza di persone.
Coronavirus, il flop di Trump
Trump ha attribuito il flop ai media, ‘colpevoli di intimorire con le fake news’ le persone, e ai pochi contestatori. In realtà il coronavirus, o il “Kung Flu“, come è stato chiamato dal palco di Tulsa dal tycoon, è stato un decisivo deterrente. E poco prima del comizio sei degli organizzatori sono risultati positivi. Il presidente però ha voluto bruciare le tappe. Molto indietro nei sondaggi in vista delle presidenziali di novembre, sperava di far crescere rapidamente l’onda della ripartenza, per poi andarsi a conquistare gli stati indecisi: Florida, Arizona, Pennsylvania, Wisconsin. Ma lo scenario è quello di un’America divisa come non lo è mai stata, nonostante una storia difficile. In questa polarizzazione ha pesato sabato il silenzio di Trump, al suo primo comizio dopo il lockdown, sull’uccisione di George Floyd e sulle proteste che stanno infuocando il paese.
“Abbiamo salvato milioni di vite umane e ora è tempo di riaprire e tornare a lavoro”, ha detto Trump alla folla. Ma gli Stati Uniti sono il paese più colpito dalla pandemia con 119.654 morti e più di due milioni di contagi. Per “fermare” i contagi ora basterà “rallentare i test per il Covid-19”, ha detto Trump. Pioggia di critiche per una dichiarazione senza senso, con lo staff che corre ai ripari: “Stava chiaramente scherzando”.
Il simbolo della giornata è il video che riprende il presidente durante il rientro alla Casa Bianca. Stanco e deluso, scende dall’elicottero con la camicia slacciata e la cravatta al collo. E il cappellino rosso con lo slogan Make america great again tra le mani. Era il suo obiettivo in questi quattro anni passati. Chissà se pensa di esserci riuscito.
Mario Bonito