Ken Paxton, attorney general del Texas, conservatore e repubblicano, ha presentato un ricorso alla Corte Suprema contro il voto in Michigan, Georgia, Wisconsin Pennsylvania, tutti vinti dal presidente eletto Joe Biden. Paxton sostiene che “le modifiche alle procedure elettorali, legate al Covid-19, in questi quattro Stati, hanno violato la Costituzione degli Stati Uniti”, e chiede alla Corte di annullare la nomina dei 62 grandi elettori nei quattro Stati.
L’esposto è stato appoggiato dai procuratori repubblicani di altri 17 Stati: Alabama, Arkansas, Florida, Indiana, Kansas, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, North Dakota, South Dakota, Oklahoma, South Carolina, Tennessee, Utah e West Virginia.
“Wow! – ha commentato Donald Trump su Twitter – Almeno 17 Stati si sono uniti al Texas nello straordinario caso contro la più grande frode elettorale nella storia degli Stati Uniti. Grazie!” Il suo tweet è stato segnalato, come la maggior parte in questo periodo, dal social di San Francisco.
Il ricorso rappresenta l’ultima mossa di Trump e dei suoi fedelissimi per ribaltare il risultato del 3 novembre. Da oltre un mese il presidente uscente accusa i democratici, senza prove, di “frode elettorale“. La realtà finora è diversa. I legali di Trump, guidati dall’avvocato Rudy Giuliani, hanno perso una cinquantina di ricorsi perché nei tribunali le accuse di “brogli” sono risultate infondate. Martedì, 8 dicembre, la Corte Suprema ha respinto un esposto del deputato repubblicano Mike Kelly contro il risultato del voto in Pennsylvania.
Il 14 dicembre si riunisce il collegio elettorale composto da 538 grandi elettori, incaricati di nominare ufficialmente il prossimo presidente. Biden ha vinto vinto le elezioni, conquistando 306 grandi elettori. Trump ne ha ottenuti 232.
Mario Bonito