(Adnkronos) – I risultati definitivi delle elezioni di domenica in Polonia confermano che il PiS è il primo partito, ma che la coalizione dell’opposizione guidata dall’ex premier Donald Tusk sfiora il 54%. Secondo i dati, il partito Diritto e giustizia al governo ha ottenuto il 35,4% dei voti. Il secondo partito è la Piattaforma civica di Tusk, che ha il 30,7%, seguita dal partito della Terza Via, con il 14,4% e dalla Sinistra, con l’8,6%. In totale la coalizione europeista arriva al 53,7%. Ultimo il partito di estrema destra Confederazione, con il 7,2% dei voti.
I motivi che potrebbero spiegare l’affluenza record registrata alle elezioni polacche e gli effetti del risultato elettorale sulla politica dell’Unione Europea sono due temi sui quali ieri sono stati interpellati dall’Adnkronos i politologi Lorenzo De Sio, professore ordinario di Scienza Politica all’Università Luiss Guido Carli e direttore del Centro italiano studi elettorali (Cise) e Giovanni Orsina, direttore della School of Government della Università Luiss a Roma. “Non è solo l’affluenza più alta dal 1989 ma al momento, quando è stata scrutinata quasi la metà delle sezioni, l’affluenza è di ben dieci punti sopra a quelle elezioni che, prime dopo la dittatura e il regime comunista, segnavano il ritorno alla democrazia. Sarebbero un risultato senza precedenti e un chiaro segno politico”, afferma De Sio secondo il quale sono diversi i fattori dietro a questo dato: “Abbiamo assistito a una rimobilitazione altissima. Basti pensare che alle ultime elezioni la partecipazione fu del 62%, quindi oggi l’affluenza è in salita di oltre 10 punti. Un dato politico da interpretare sulla base del risultati delle urne e da mettere in relazione con le mobilitazioni massicce dell’opposizione che ha fatto anche importantissime manifestazioni di piazza”.
Un segnale che, secondo la valutazione del professore ordinario di Scienza Politica all’Università Luiss Guido Carli, è confermato anche dal “fallimento del referendum: il governo aveva organizzato un referendum contro una serie di misure, molte delle quali legate a normative europee. Si trattava sostanzialmente di un referendum di approvazione dell’operato del governo su una linea contraria all’integrazione europea e questo referendum ha fallito in termini di affluenza, che è stata intorno al 40%. Ciò significa che circa la metà dell’elettorato ha avuto le idee chiarissime nel votare per l’elezione politica, ma al tempo stesso ha deciso di non ritirare la scheda per il referendum per farlo fallire visto che, come in Italia, il quorum è del 50%”.
Un altro dato emerge da uno “studio di un’università di Varsavia che suggerirebbe una maggiore partecipazione delle donne non solo rispetto al passato ma anche rispetto agli uomini”. Un fattore che potrebbe essere legato a certe tematiche. “In Polonia, ad esempio, sull’aborto c’è una legislazione molto restrittiva e l’opposizione ha promesso di introdurre una liberalizzazione – osserva De Sio – Può darsi che dietro a questa massiccia affluenza ci sia una mobilitazione contro le politiche estremamente conservatrici del governo”. “Alle elezioni polacche la conflittualità politica è stata molto dura e paradossalmente proprio la deriva, il progressivo arretramento della democrazia in certi Paesi, produce una reazione da parte dei cittadini – continua – Uno dei fattori principali della mobilitazione è che la competizione sia accesa e ciò segna una grandissima differenza rispetto alle ultime elezioni italiane dove, dopo la mancata alleanza tra centrosinistra e M5s, l’esito era scontato”. “In Polonia c’è stata una competizione nettissima tra progetti politici opposti di destra e sinistra – osserva De Sio – C’è stata la percezione di una chiara scelta tra opposizioni e politiche molto diverse e ciò produce un aumento della partecipazione”.
Secondo Orsina, direttore della School of Government della Università Luiss a Roma, si tratta di “un cambiamento importante. Un cambiamento nella zona politica, tra i Popolari e Identità e democrazia, nella quale in questo momento in Europa si fa politica. Ciò tocca i Conservatori e li indebolisce, dopo essere stati già indeboliti dal risultato di ‘Vox’ e dall’impossibilità di un governo di centrodestra in Spagna. Questo tocca anche la strategia di Meloni: il suo gruppo si indebolisce mentre a quanto sembra il gruppo Identità e democrazia, dentro cui sta Salvini, si rafforza. Ciò chiamerà anche Meloni a un mutamento di strategia”.
Per l’Europa, secondo Orsina, “questo voto potrebbe togliere un elemento di tensione importante e rendere la gestione europea più lineare”. “Rafforza il partito popolare e gli dà una spinta abbastanza importante – prosegue il professor Orsina – Ciò fa immaginare che, per il prossimo parlamento, si lavorerà più che su un’ipotesi di accordo Popolari-Conservatori a un’ampliamento della maggioranza attuale cosiddetta ‘maggioranza Ursula’ in direzione Meloni. Questo aprirà uno spazio per Meloni, ma la costringerà anche a fare delle scelte”.