Elezioni a Milano, il sindaco Beppe Sala fa il bis al primo turno. “Sfido chiunque a ottenere un risultato migliore in 15 giorni di campagna elettorale” ha detto il candidato sindaco del centrodestra a Milano, Luca Bernardo, in conferenza stampa, a Milano al Nhow Hotel di via Tortona. Vestito con un abito blu, camicia celeste e cravatta rossa, Bernardo è stato accolto dagli applausi dai sostenitori e candidati della sua lista presenti in sala, che al suo arrivo hanno urlato ‘Luca, Luca!’. “Ero uno sconosciuto, abbiamo iniziato i primi di agosto, questo è il tempo abbiamo lavorato 15 giorni, forse 17 non di più”, ha aggiunto. “Abbiamo lasciato il segno a Milano ma credo che il vero vincitore oggi sia uno solo: l’astensionismo”. “Mi vedete col sorriso, come sapete io sono un uomo del pubblico – ha aggiunto Bernardo – Avevamo bisogno di più tempo. Allora forse le cose potevano andare in maniera diversa”.
“Ho deciso che starò in Comune, pur continuando a fare il medico. Mi vedrete entrare a Palazzo Marino, è certo che l’avventura non finisce qui. Non è la fine ma l’inizio di una bella e grande storia”. “Supporterò e aiuterò i cittadini milanesi che hanno voluto credere nella nostra storia – ha rimarcato Bernardo -. Dobbiamo portare avanti il seme che abbiamo piantato, dobbiamo crescere una pianta forte, robusta”.
I casi Morisi e Fidanza “credo che non abbiano influito assolutamente in nessun modo”. “Chi conosce la mia storia e delle persone dei partiti che mi sostengono non ha dubbi e poi, non è questione di essere garantisti – ha aggiunto Bernardo – ma bisogna sempre aspettare che deve indagare possa dire se davvero è successo qualcosa o se non è avvenuto nulla”.
“Non credo che ci siano stati errori – ha poi sottolineato Bernardo -. Sarebbe stato difficile fare di più. Ho fatto più di 7mila km. Abbiamo fatto tanto”. I partiti della coalizione “li ho sempre sentiti vicini – ha rimarcato Bernardo – sono come una famiglia”. E ha quindi ringraziato “Matteo Salvini, Maurizio Lupi, il presidente Berlusconi e Giorgia Meloni”.
“Auguro al sindaco Beppe Sala di andare avanti e far crescere la nostra città ma deve guardare quello che ho visto io. Sala non l’ho sentito. Avrò il piacere di sentirlo. Spero davvero, aldilà dei programmi, che non siano dimenticate le persone che hanno deciso di non andare a votare. Lo farò seduto in consiglio comunale”. “Sala è un signore, è un uomo per bene” conclude.
“Corro per vincere”. E’ il 3 luglio scorso quando Luca Bernardo, primario di Pediatria del Fatebenefratelli, in lizza come sfidante di Sala per il centrodestra a sindaco di Milano, fa la sua prima uscita da candidato in pectore, al gazebo della Lega in via Fauchè. Tre giorni dopo l’ufficialità: dopo mesi di selezioni, candidati scartati e smentite il centrodestra trova la quadra. Apprezzato pediatra, sconosciuto ai più, inizia la corsa dell’esponente civico a Palazzo Marino, una corsa tutta in salita, fatta di gaffe, polemiche, slogan e qualche scivolone.
Classe 1967, laureato in medicina e chirurgia, durante la campagna elettorale Bernardo di chilometri ne macina parecchi, prima con la sua Vespa, poi con l’auto elettrica, ‘battendo’ soprattutto le periferie, a suo dire completamente dimenticate dal sindaco uscente, Giuseppe Sala. Per il suo rivale spende prima parole d’elogio: “E stato un bravo sindaco, lo ritengo un gran signore e una brava persona” per poi affilare i coltelli: “E’ un campione di insicurezza”, “Il sindaco dei salotti e delle élite”, “Non vede i poveri”. “Chi lo vota è un pistola”.
Per il programma elettorale sceglie uno slogan d’effetto ‘Milano insieme Si cura’, buttando giù una settantina di pagine che spaziano dalla mobilità alla sicurezza, dall’abolizione dell’area B, al trasferimento dei detenuti di San Vittore, fino all’assunzione di 600 vigili urbani in più e la soppressione temporanea di almeno metà Tari per gli esercizi commerciali danneggiati dal Covid.
Se da un lato la carriera da pediatra è brillante (oltre alle due specializzazioni in Pediatria e Neonatologia, Bernardo ha trascorso diversi periodi negli Stati Uniti, è stato responsabile della commissione Disagio Adolescenza-Bullismo presso il ministero dell’Istruzione ed in prima linea durante il Covid), in politica Bernardo appare un po’ un gaffeur: prima con la storia della pistola in ospedale (detenuta con regolare porto d’armi), per poi proseguire in una serie di scivoloni e frasi che sollevano un polverone di polemiche.
Chiama ‘pistola’ e ‘radical chic coi Rolex’ gli elettori che votano a sinistra, fa storcere il naso per alcune frasi sull’antifascismo: “Non faccio differenza tra un fascista e un antifascista”. L’ultima ‘tegola’ il vocale in chat nel quale chiede ai partiti che lo sostengono fondi per la campagna elettorale, pena il ritiro dalla corsa.
Sulle sue ripetute gaffe il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti abbozza: “Non so se sono create ad arte ma sicuramente tutti i milanesi sanno chi è il nostro candidato”. Dal canto suo, il diretto interessato non ne ha mai fatto un dramma.
A chi gli negli ultimi giorni gli ha chiesto se la sua sia stata una bella campagna elettorale, Bernardo ha sempre risposto di aver avuto molte soddisfazioni, di aver macinato 7mila chilometri per battere lo sfidante, perdendo qualche chilo e ascoltando tutti: anziani, donne e uomini, senzatetto e persone ai margini della società.
A urne chiuse l’esito è stato però senz’appello: gli elettori hanno preferito Sala. Lui non si è scomposto. Arrivato in tarda serata al comitato elettorale in via Tortona, abito blu, camicia rossa e un gran sorriso stampato sulle labbra, senza usare giri di parole Bernardo ha spiegato che “l’avventura non finisce qui”, assicurando ancora una volta che sì, entrerà a Palazzo Marino, ma stavolta in veste di consigliere comunale.