“Non montiamoci la testa: umiltà e unità”. E’ questo il mantra con cui Enrico Letta affronta la prova delicatissima dei ballottaggi di Roma e Torino. Stamattina Letta ha fatto il punto nella riunione della segreteria. Umiltà, unità (“Penso che dobbiamo allargare la coalizione, a Siena avevo dentro Conte, Calenda, Renzi e alla fine ha funzionato”) e consapevolezza che il secondo turno è una partita tutta nuova da giocare. Una partita che, a Roma in modo particolare, sarà “molto polarizzata, anche dal punto di vista ideologico”, si sottolinea dal Nazareno. La destra di Giorgia Meloni è l’avversario. “La più votata in lista si chiama Mussolini…”.
“Non ci aspettiamo un grosso coinvolgimento di Salvini che è impegnato in altri problemi, sarà una prova di forza dentro il centrodestra”, si sottolinea. Questo il taglio che si darà alla campagna per Roma. Lo ha detto oggi lo stesso Letta a Radio Immagina: “A Roma, non succederà, se dovessere vincere Michetti ci sarebbe un palco di festeggiamenti in cui la Meloni è la principale a festeggiare con tutto il mondo che sta attorno, anche Fidanza. Dobbiamo dirlo chiaramente, ci siamo noi e la destra”.
Una destra che, sottolinea Letta, è quella raccontata da Fanpage: “Meloni non chiarisce, dice che in FdI non c’e’ spazio per nazisti e razzisti e xenofobi, ma non ha mai detto che non ci sia spazio per i fascisti”. E quindi la sollecitazione di Francesco Boccia: “O si sta di qua o di là. Chi non sosterrà i candidati progressisti e riformisti si troverà ad aiutare la destra di Giorgia Meloni”.
Per compattare il fronte – a Roma come a Torino, dove però si gioca una partita diversa – il lavoro è già partito. Con un’indicazione precisa. La consapevolezza che a differenza del passato, gli elettori non si spostano più seguendo il ‘capo politico’ ma si spostano per un voto di opinione. Parlare agli elettori, insomma. Letta ha già detto che vedrà tutti i leader: “Cercherò Calenda, Conte, Renzi, tutti coloro che rappresentano partiti e movimenti con i quali possiamo dialogare nelle città che vanno al ballottaggio”.
Ma senza proporre “apparentamenti e accordi di governo basati su posti e assessorati. Faremo una proposta ai cittadini di Roma, Torino, Trieste. Il ballottaggio non è una continuazione del primo turno, con gli screzi e i veleni della campagna elettorale”. Tuttavia, qualche screzio c’è ancora. E se oggi Carlo Calenda twitta “bene”, dopo che Roberto Gualtieri ha confermato che non avrà 5 Stelle in giunta, c’è stata la pronta -e dura- reazione di Roberta Lombardi: “Mai chiesto l’ingresso in giunta”, dice all’Adnkronos. “Rimane agli atti però che una certa sinistra radical chic continui a guardare con condiscendenza e senso di superiorità il M5S. Gli elettori non sono una mandria di buoi da condurre al pascolo”.
Letta continua a tessera la tela sul modello della coalizione costruita a Siena. L’embrione del nuovo Ulivo, “da Renzi a Fratoianni”. Un primo passo potrebbe concretizzarsi proprio nei ballottaggi di metà ottobre. E forse anche di questo hanno discusso oggi Enrico Letta e Romano Prodi alla festa per i 70 anni di Pier Luigi Bersani a cui ha preso parte mezzo governo e qualche decennio di storia del centrosinistra. “Letta ha salutato tutti -racconta un ospite- ma ha parlato a lungo soltanto con Prodi, una lunghissima chiacchierata appartati”.