(Adnkronos) – Notissima all’estero, popolare in patria, la premier finlandese Sanna Marin è tuttavia in bilico alle elezioni di domani, domenica 2 aprile 2023, in Finlandia. Diventata a 34 anni la più giovane premier del mondo nel 2019, la socialdemocratica Marin ha guidato con successo il suo paese attraverso le gravi crisi del Covid e della guerra in Ucraina, portando Helsinki al prossimo ingresso nella Nato. Ma ora è minacciata dall’ascesa di un’altra politica donna, Rikka Purra, nuova leader del partito populista di estrema destra dei Finlandesi. E gli osservatori si chiedono se la Finlandia non cambierà radicalmente governo.
Gli ultimi sondaggi indicano il partito socialdemocratico di Marin terzo con il 18,7% in un testa a testa con i conservatori di Coalizione Nazionale (19,8%) guidati da Petteri Orpo e i Finlandesi (19,5%). Sono dati troppo ravvicinati per indicare un chiaro vincitore, ma l’estrema destra dei Finlandesi è in un trend di ascesa, trainata dalla 45enne Rikka Purra, abile comunicatrice che spopola su TikTok.
L’esito elettorale è dunque incerto, tanto più che ogni futuro governo sarà frutto di una coalizione. Già adesso Marin guida un esecutivo di cinque partiti, che nel 2019 fece la storia perché i leader erano tutte giovani donne. Se Coalizione Nazionale e Finlandesi arriveranno in testa, potranno cercare di formare insieme un governo di destra con altri piccoli partiti. Se invece i Socialdemocratici saranno primi, Marin potrebbe non riuscire a formare una coalizione di sinistra. In questo caso potrebbe venir formato un governo ampio, che comprenda anche Coalizione Nazionale.
Il paradosso è che Marin continua a riscuotere un alto gradimento fra i finlandesi, più alto di quello del suo partito, che comunque nei sondaggi è indicato oltre al 17,7% delle scorse elezioni. Lo scandalo del video in cui si scatenava ad una festa non ha scalfito la popolarità della giovane premier. E da anni questo piccolo paese di 5,5 milioni di abitanti non aveva un leader così conosciuto e apprezzato all’estero.
Ma la buona gestione della crisi del Covid è alle spalle. Mentre l’ingresso nell’Alleanza Atlantica – ormai assicurato dalla ratifica anche di Turchia e Ungheria – non è un tema elettorale, perché l’invasione russa dell’Ucraina ha radicalmente cambiato l’opinione pubblica finlandese, ormai in stragrande maggioranza favorevole all’adesione alla Nato e alla costruzione, già avviata, di una barriera lungo il confine con la Russia.
Al centro del dibattito elettorale c’è l’alto deficit di bilancio, con Orpo che ha fatto campagna proponendo misure di austerità e tagli fiscali. Mentre Purra ha insistito sul tema dell’immigrazione e dell’ambiente, accusando il governo di politiche elitiste che nuocciono alla gente comune. Secondo la leader dei Finlandesi, l’obiettivo della neutralità carbonica nel 2035 va rinviato fino al 2050.
La parola passa ora agli elettori che domani dovranno scegliere i 200 deputati dell’Eduskunta, il parlamento di Helsinki. Con i sondaggi che non prevedono nessun partito sopra il 20%, è probabile che servirà un po’ di tempo per formare una coalizione. Già nel 2019, Socialdemocratici, Finlandesi e Coalizione Nazionale erano arrivati testa a testa, ottenendo rispettivamente 40, 39 e 38 deputati. Allora era diventato premier Antti Rinne del partito di Centro. Ma è durato solo sei mesi, travolto da un rivolgimento interno al suo partito. E Sanna Marin, che aveva appena conquistato la leadership socialdemocratica, è diventata premier.