(Adnkronos) – Mentre si procede verso la creazione del terzo polo ed una possibile intesa elettorale fra il leader di Azione, Calenda e Italia Viva di Renzi, resta aperta la questione: Calenda deve o non deve (come lui afferma) raccogliere le firme? “Non si può applicare a Calenda un regime differenziato rispetto agli altri: o l’esenzione vale per tutti o non vale per nessuno, in quanto la lista di Calenda si trova esattamente nella stessa situazione di quella di Di Maio, di Tabacci, della Bonino e cosi via”. Non ha dubbi il costituzionalista Giovanni Guzzetta, professore di Diritto pubblico presso l’Università di Roma Tor Vergata che aveva già ravvisato all’Adnkronos un profilo di illegittimità nella moltiplicazione delle esenzioni dalla raccolta firme ai parlamentari di un raggruppamento di partiti. “Immaginare che le singole componenti siano titolari ciascuna di un’esenzione – aveva avvisato il Costituzionalista – significa moltiplicare i beneficiari ed eludere lo spirito della legge. Stupirebbe un avallo del Ministero dell’interno”.
“Sul tema esenzioni circolano due interpretazioni: una lassista che ne consente la moltiplicazione ed una più rigorosa che a me sembra più corretta e che prevede una esenzione per ogni soggetto titolare del requisito che la giustifica. Dunque qualora il soggetto sia composto da più partiti o movimenti associati, non è ammissibile una esenzione per ciascuno di questi ultimi soggetti, ma solo per il gruppo parlamentare o per la lista nella sua totalità. In questo contesto – dice Guzzetta all’Adnkronos – non si può applicare a Calenda un regime differenziato rispetto agli altri: o l’esenzione vale per tutti o non vale per nessuno, in quanto la lista di Calenda si trova esattamente nella stessa situazione di quella di Di Maio, di Tabacci, della Bonino e cosi via”. (di Roberta Lanzara)