(Adnkronos) – Sono quasi 9 milioni (per l’esattezza 8.932.634), circa un quinto del totale, i cittadini italiani che domenica 12 giugno saranno chiamati alle urne nelle prossime amministrative: il voto coinvolgerà un totale di 980 comuni che complessivamente contano una popolazione residente di 10.280.902 abitanti, circa un sesto del totale nazionale. E’ quanto emerge da una elaborazione per l’Adnkronos di Centro Studi Enti Locali (Csel), che evidenzia anche come quelli interessati dalla imminente tornata elettorale siano, in gran parte, comuni di piccole dimensioni: ben l’85% di questi enti (837) conta infatti meno di 15mila abitanti.
Tra le restanti 143 amministrazioni più popolose, solo 26 sono comuni capoluogo. La Regione con il più alto numero di comuni al voto è la Lombardia (128), seguita da Sicilia (120), Piemonte (93), Campania (90), Veneto (86), Calabria (75), Sardegna (65), Lazio (53), Puglia (50), Abruzzo (49), Friuli Venezia Giulia (33), Toscana (28), Basilicata (22), Emilia Romagna (21), Liguria (20), Molise (18), Marche (17), Umbria (7), Valle d’Aosta (4). Chiude il cerchio il Trentino Alto Adige, con un solo comune chiamato alle urne, il 29 maggio.
Oggi i comuni italiani sono affidati a un esercito di 126.640 amministratori. La speranza di molti è che la partecipazione delle donne alla vita pubblica ne esca senz’altro rafforzata rispetto allo scenario attuale. Ad oggi le donne che siedono nelle giunte e nei consigli comunali italiani sono meno di 43mila, poco meno della metà degli uomini che occupano il 66% circa dei posti disponibili. Una percentuale che aumenta ulteriormente se si guarda alle posizioni apicali. Attualmente soltanto 1.156 comuni sono guidati da una sindaca.
Nell’85% dei casi, le redini delle amministrazioni comunali sono dunque state affidate a uomini. Pochi anche gli amministratori di giovane età. Rientrano nella categoria under 40 solo un sindaco su 10. Se si estende questa analisi anche a consiglieri e assessori, il numero degli eletti che hanno meno di 40 anni sale a 33.861, poco meno del 27% del totale.
Pochi i laureati fra gli amministratori dei comuni italiani.L’elaborazione dei dati del Ministero dell’Interno, effettuata per l’Adnkronos da Centro Studi Enti Locali, mostra globalmente che solo uno su 3 degli amministratori pubblici attualmente in carica è laureato (39.415 su 126.640). Questa percentuale sale al 48% se si circoscrive l’analisi ai soli sindaci che contano, tra le proprie fila, 3.470 laureati, 65 dei quali sono in possesso anche di altri titoli e specializzazioni post laurea. Sono 21 i sindaci fermi alla licenza elementare e 151 quelli che risultano aver interrotto il proprio percorso di studi dopo le scuole medie inferiori.
L’analisi Csel evidenza anche un quadro composito dei lavori svolti da chi ha scelto di dedicare parte della propria vita professionale alla gestione della cosa pubblica nel proprio comune di appartenenza. Scorrendo l’elenco dei mestieri svolti dai sindaci italiani, attualmente in carica, troviamo: professori, carabinieri, rappresentanti, avvocati, disoccupati, imprenditori, macchinisti ferroviari, architetti, dirigenti pubblici, ingegneri edili, borsettai, casalinghe, artigiani, veterinari, medici, agronomi, elettricisti, vinificatori, pensionati, studenti, operai metallurgici e tessili, muratori, baristi, farmacisti, dentisti, biologi, commercianti, programmatori, idraulici, agricoltori, guardiani, operatori ecologici, stuccatori, autisti, giornalisti, chimici e infermieri.