(Adnkronos) –
Giovanni Toti e Italia al centro presentano il nuovo logo del partito, “Italia al centro con Toti”, azzurro e arancione, e il programma in 12 punti in vista delle elezioni politiche 2022 del 25 settembre. Più che un programma, una “agenda”, una base con cui “partiremo a confrontarci”, come dice il governatore ligure durante la conferenza stampa alla Camera.
Al primo punto, la netta affermazione in politica estera: “l’Italia nell’occidente euro-atlantico, senza se e senza ma”. Al secondo le infrastrutture. Un tema su cui il governatore ligure insiste più volte, per rimarcare la distanza che lo separa da “certo ambientalismo” che “alberga soprattutto nella sinistra”, e rivendicare i successi della sua amministrazione. Un valore che, avverte Toti, “non deve essere distrutto”. Un tema su cui ritorna il punto 8, intitolato ‘Sì alla transizione ecologica, no alla transizione ideologica’.
In campo economico poi, no all’aumento del debito pubblico, sì alla pace fiscale, e stop alle distorsioni del superbonus e del reddito di cittadinanza. Non mancano i riferimenti alle riforme strutturali, tra cui ci sono il presidenzialismo e le autonomie, e ai salari, per i quali si dice no al salario minimo.
Sullo sfondo resta il nodo alleanze. Il presidente ligure è ancora in bilico tra centrodestra e centrosinistra, e il tempo stringe. “La decisione – annuncia Toti – sarà presa la prossima settimana”. Giorni intensi se, come rivela lo stesso Toti, “credo che in questo momento non ci sia nessuno che non parla con nessuno, è chiaro che tutti parlano con tutti, a meno che qualcuno non sia malato o su un volo intercontinentale, nelle prossime ore continueremo le interlocuzioni”.
Intanto, Toti afferma di non aspettarsi ripercussioni sulla sua giunta in regione Liguria, guidata da una maggioranza di centrodestra, nel caso Italia al centro andasse dall’altra parte. “Anzi – risponde Toti – io spero che la mia giunta sia una stella polare, un faro per quello che dobbiamo fare in questo paese. Vorremmo che il modello Liguria fosse preso da qualcuno come esempio di buon governo”.
Tra gli altri segnali, le perplessità su Calenda, “non ho capito francamente come si strutturerà quell’offerta politica, non mi è chiaro cosa farà Carlo, cosa faranno gli amici di Italia viva, se si alleeranno con il Pd, all’interno del Pd quali forze della sinistra troveranno spazio”. E poi, appunto, i dubbi sulla composizione dello schieramento guidato dal Pd, che rischia di essere “troppo di sinistra”. Perché se “con Calenda si condividono molti punti del programma”, “con alcune forze che il segretario del Pd Letta sta mettendo insieme, abbiamo visioni molto distanti”.
Dal centrodestra una certa freddezza: “con Toti ancora non si è parlato, non ha partecipato alle riunioni, vedremo”, si limita a commentare il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Di sicuro, Toti non ha intenzione di andare da solo, come invece da giorni ripetono altri centristi come Renzi e Calenda.
“Non escludo al momento assolutamente niente, sapendo però che andare da soli sarebbe esercizio di testimonianza”. L’ambizione è invece quella di eleggere “parlamentari di Italia al centro e qualche esponente della nostra regione in grado di portare nel parlamento e nel governo le esperienze che abbiamo accumulato”.
“Dopodiché, se non ci sono le condizioni, le giuste garanzie che quello che stiamo dicendo possa essere valorizzato e recepito come un valore aggiunto, si può fare anche esercizio di sana testimonianza”. Ma sembra proprio l’extrema ratio.