(Adnkronos) – “Barcellona è un caso dove si è prodotto un disguido che ha riguardato una piccola parte di elettori: non tutte le buste degli elettori a Barcellona hanno riscontrato questo problema. E’ successo che nel certificato elettorale la tipografia, che si è assunta piena responsabilità dell’errore, ha scritto ‘referendum abrogativo’ invece che ‘elezioni politiche’ ma il codice elettore resta lo stesso è il voto è quindi valido”. Il direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Esteri, Luigi Maria Vignali, chiarisce così l’episodio di Barcellona nel corso di una conferenza alla Farnesina.
“Quest’anno ci siamo focalizzati sulla sicurezza del voto per corrispondenza, abbiamo insistito sulla personalità e segretezza del voto perché altrove questo concetto potrebbe essere sfumato. In Italia è vietato cedere la busta e si va incontro a importanti segnalazioni. Per tre episodi in particolare – 2 in Argentina e 1 in Svizzera – abbiamo rilevato irregolarità in giro per il mondo e già inviato denunce alla Procura della Repubblica”, ha spiegato ancora.
“Con i codici a barre è permesso tracciare i plichi – spiega – evitandone anche la eventuale duplicazione. Il consolato ha la possibilità di scansionare il codice e verificare se il plico è già tornato. Sono state anche fatte in molte sedi ispezioni a sorpresa. Abbiamo mandato più carabinieri in loco, chiesto loro di presenziare alle varie fasi elettorali, raccogliendo segnalazioni per prevenire comportamenti illeciti ed eventualmente sanzionarli”.
“Gli uffici sono aperti anche nel fine settimana, ambasciate e consolati, per ricevere richieste di assistenza, da due giorni è possibile richiedere duplicati a chi non ha ricevuto la busta. Oltre a qualche segnalazione negativa, abbiamo tante di cittadini soddisfatti. Tante precauzioni per rendere il voto il più possibile sicuro”, le parole di Vignali, che aggiunge: “Il costo per lo Stato per garantire l’esercizio del voto agli italiani all’estero lo potremo stimare con precisione soprattutto alla fine del processo, ma indicativamente si aggira tra i 25 e i 30 milioni di euro”.