(Adnkronos) – “Insieme possiamo vincere. Noi ci mettiamo competenza, cuore e coraggio”. Giuseppe Conte sogna la grande rimonta. E nella cornice di una gremita Piazza Santi Apostoli (luogo simbolo delle vittorie del centrosinistra di Romano Prodi) lancia la sfida del 25 settembre, un voto “di portata storica” secondo il leader del M5S, che raduna sul palco della manifestazione conclusiva della campagna elettorale vecchi e nuovi volti del Movimento 5 Stelle: da Roberto Fico e Alfonso Bonafede a Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato, i due ex magistrati candidati nelle file del M5S. Grande assente Beppe Grillo: non c’è stato il contributo video del comico genovese, nonostante Conte nei giorni scorsi abbia provato a coinvolgerlo.
L’ex premier si presenta davanti alla folla di Santi Apostoli in giacca e camicia ma senza cravatta e in sneakers, accolto da un’ovazione: “Ma che succede? Ci avevano dato per morti, ma questa piazza mi sembra sintomo di buona salute, ancora una volta si sono sbagliati”. L’appello è “agli indifferenti, a coloro che non credono più nella buona politica. Devono venire a votare per decidere il destino di questo paese”. Conte non risparmia stoccate né ai suoi competitor – da Giorgia Meloni al Pd, passando per Matteo Renzi – né a Mario Draghi e al suo “governo dei migliori”. Il conflitto in Ucraina è uno dei temi più citati nel corso del comizio pentastellato: “Questa guerra, con quale via di uscita la stiamo affrontando? Vogliamo un negoziato o no? Il governo dei migliori ci ha chiesto: volete la pace o i condizionatori accesi? La pace è uscita dei radar, i condizionatori li abbiamo dovuti spegnere”, punge Conte ricordando le parole di Draghi.
Ma tra i sempreverdi cori “onestà onestà” scanditi dalla piazza, nel ‘menu’ della serata vengono riproposti anche i cavalli di battaglia del grillismo: reddito di cittadinanza – il segreto della rimonta M5S secondo gli ultimi sondaggi pubblicati prima dello stop – salario minimo, superbonus, cashback fiscale, riduzione dell’orario di lavoro. Non viene citato da Conte, ma il presidente del Movimento si leva un sassolino dalla scarpa anche nei confronti di Luigi Di Maio, fautore di una scissione che oggi Conte saluta come “la nostra salvezza”: “Le sirene del sistema sono molto ammalianti, quando iniziano a coinvolgerti nei salotti buoni e ti paventano la possibilità di diventare un grande statista, tu ci credi”, dice il leader del M5S, secondo il quale la diaspora che ha portato alla nascita di Impegno Civico “è stata un elemento di chiarezza. Noi non auguriamo il male a nessuno, buona fortuna a chi è andato via”.
Resta sullo sfondo il rapporto con quel Pd “folgorato sulla via di Draghi”, che ora il Movimento sogna di superare nella sfida delle urne. Conte va ripetendo: “Con questi dirigenti dem il M5S non si siederà mai al tavolo”. L’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa lo dice apertamente: “Noi vogliamo arrivare sopra al Pd, che è diverso dal dire se è possibile. Poi aspettiamo domenica sera, ma il nostro intento è vincere. Il Pd non è di sinistra”. Ma nella piazza grillina non manca chi invoca il ritorno al dialogo. Tra la folla fanno capolino i parlamentari uscenti di Leu Stefano Fassina (deputato) e Loredana De Petris (senatrice), che ha pubblicamente espresso il suo voto a sostegno del Movimento. “Dobbiamo riaggiustare l’alleanza progressista che si è sciaguratamente rotta”, dice all’Adnkronos Fassina. “Dobbiamo lavorare tutti insieme, anche quelli che stanno a Piazza del Popolo, per ricostruirla questa alleanza. E’ evidente che la rottura pesa, ma da lunedì 26 dobbiamo guardare all’interesse dell’Italia”.