(Adnkronos) – Chiunque dovesse prevalere, al governo non durerebbe “più di sei mesi”, viste le “enormi contraddizioni interne”, mentre l’Italia ha bisogno di proseguire sulla strada interrotta “in modo incosciente” di un governo Draghi o che al metodo Draghi si ispiri. Con una coalizione i cui pesi verrebbero stabiliti dal voto, ma che tagli le ali estreme e metta assieme i partiti più responsabili con un grande, primo obiettivo: “Implementare il Pnrr, di cui nessuno più parla per avere un Paese finalmente moderno”. Ad affermarlo, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, è il leader di Azione, Carlo Calenda.
Per Calenda la rottura con il Pd non rende difficilissimo sottrarre al centrodestra la vittoria. “Niente affatto. Il proporzionale conta moltissimo in queste elezioni. E sei noi prendiamo dal 10% al 15%, si può fermare questo gioco della politica contro che ha dilaniato il Paese negli ultimi trent’anni”, sottolinea il leader di Azione.
A Roma, sottolinea, “siamo partiti con i sondaggi al 6% e abbiamo finito al 20. Il nostro risultato servirà ad obbligare questi partiti irresponsabili ad andare avanti con Draghi invece di ricominciare a demolire il lavoro fatto. Non è una corsa contro, è una corsa per il Paese. Per avere un governo con Draghi o comunque che abbia autorevolezza, programmi, concretezza, visione”.
Secondo Calenda “non c’è il rischio di un governo fascista. Credo però che FdI e Meloni abbiano due limiti molto gravi: il primo è l’isolamento totale dall’orbita dei grandi paesi europei; il secondo è la scarsissima esperienza amministrativa e internazionale sia di Meloni, perché fare il premier non è un gioco ma un impegno difficile e gravoso, sia della sua classe dirigente. A Roma mi sono confrontato con un candidato di Meloni, Michetti, e non mi sono mai trovato di fronte ad uno sfidante così impreparato e vago. Con un governo a guida Meloni non avremmo il fascismo, ma il caos”.
“La favola di Berlusconi moderato – sottolinea ancora – è finita quando assieme al M5S ha sfiduciato Draghi. A lui interessa solo il Quirinale, nel quadro di una improbabilissima riforma presidenziale che gli hanno promesso. Quella coalizione è spaccata tra chi sta con la von der Leyen e chi contro: come può apparire credibile agli occhi del mondo?”.