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Egitto, Libia, Regeni, la missione Irini: il ministro Di Maio riferisce durante il question time alla camera

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Nel primo pomeriggio alla Camera è andato in scena il Question Time, che ha avuto come protagonista il ministro degli esteri Luigi Di Maio il quale, ha ‘riferito’ rispetto a diversi temi che andremo ora a vedere insieme.

‘Fregate’ – Il ministro degli Esteri ha spiegato che “La procedura autorizzativa alla conclusione della trattativa per le fregate Fremm Fincantieri è tuttora in corso: oltre al vaglio di natura tecnico giuridica, il governo ovviamente ha ritenuto di svolgere una valutazione politica che è in corso a livello di delegazioni di governo sotto la guida del presidente del Consiglio dei ministri”.

Ed ancora: ”Il tema delle vendita di armamenti all’Egitto – ha quindi aggiunto Di Maio – va affrontato tenendo presente due ordini di valutazioni, entrambe importanti: le regole e la sensibilità politica”. Del resto, ha sottolineato rifacendosi alla legge 185, “il governo esamina caso per caso le richieste delle imprese italiane di autorizzazione a trattative contrattuali di fornitura e poi all’esportazione”.

Caso Regeni – Qui Di Maio ha tenuto a rimarcare che “Resta ferma la nostra incessante richiesta di progressi significativi nelle indagini sul caso del barbaro omicidio di Giulio Regeni. Il governo e le istituzioni italiane continuano ad esigere la verità dalle autorità egiziane attraversi una reale, fattiva ed efficace cooperazione. La verità per Giulio è un’aspettativa fortemente radicata nella nostra pubblica opinione e che il nostro governo reitera con determinazione ad ogni occasione di contatto con le istituzioni egiziane a tutti i livelli. L’ho ribadita anche nel corso della mia più recente conversazione telefonica con il ministro degli Esteri Shoukry”. Quindi il titolare della Farnesina ha assicurato che “I nostri sforzi proseguiranno per facilitare la fissazione di un incontro di persona fra i due procuratori di Roma e del Cairo, dando così seguito alla prima riunione tecnica tra le procure avvenuta lo scorso 14 gennaio dopo circa un anno di silenzio“.

Caso Zaki – Sempre rimanendo nel contesto, Di maio ha anche aggiunto che ”Resta alta anche la preoccupazione per il caso di Patrick Zaki (il ricercatore egiziano dell’università di Bologna, arrestato nello scalo areo del Cairo lo scorso 7 febbraio,ndr). La nostra ambasciata al Cairo continua con costanza a monitorare l’evolversi delle udienze in tribunale. Abbiamo anche chiesto come ministero degli Esteri l’inserimento del caso all’interno del meccanismo di monitoraggio processuale coordinato dalla delegazione dell’Unione Europea in loco, il che consente ai funzionari delle ambasciate dell’Unione Europea di monitorare l’evoluzione del processo e presenziare alle udienze. L’Italia – ha quindi rimarcato il ministro – continuerà a seguire il caso sia tramite il coordinamento con i partner internazionali che attraverso gli altri canali rilevanti”.

Libia – Riguardo poi al sensibilissimo scacchiere libico, dove ormai sono coinvolte diverse forze internazionali, Di Maio ha spiegato che ’’Il conflitto in Libia ha acquisito una nuova pericolosa intensità esacerbata dal crescente sostegno esterno a favore dell’una e dell’altra parte. Sul terreno si è assistito a un nuovo equilibrio a favore del governo di Tripoli e a un ridimensionamento politico e militare di Haftar a Bengasi’’. Tuttavia, ha tenuto a ribadire, “Continua il lavoro politico e diplomatico del’Italia per favorire il dialogo’ tra le parti coinvolte nel conflitto in Libia”. Infatti Di Maio ha anche accennato ai ”costanti contatti con i principali attori libici, regionali e internazionale’’, come quelli tenuti recentemente con ”le autorità libiche e i ministri degli Esteri di Turchia, della Tunisia, dell’Algeria, della Russia, degli Stati Uniti e dell’Egitto”.

La missione Irini – Un’operazione per la Libia che, precisa il ministro degli esteri, dovrà essere ”equilibrata e imparziale’, e per questo l’Italia si aspetta ‘contributi adeguati e bilanciati da parte dei Paesi dell’Unione Europea”, anche perché dovrà essere ”volta alla registrazione delle violazioni dell’embargo commesse da tutte le parti, portando un contributo fondamentale al rispetto dell’embargo Onu e alla cessazione di tutte le interferenze che alimentano pericolosamente il conflitto“.

Quindi Di Maio ha poi affermato che ”la missione trova la figura giuridica di riferimento nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu che dal 2011 hanno riconosciuto la necessità di contrastare i traffici di armi diretti verso la Libia, prevedendo la possibilità di svolgere ispezioni a bordo di navi dove ci siano fondati motivi di ritenere che trasportino armi da o verso il Paese nordafricano”.

Gli obbiettivi – Per il nostro Paese, ha spiegato il ministro, ’’L’obiettivo ultimo è quello di avere una fotografia delle numerose violazioni in Libia, di far cadere il muro delle ipocrisie colmando il divario tra la retorica pubblica di alcuni attori regionali e internazionali coinvolti nel conflitto e il loro effettivo comportamento sul terreno che causano instabilità in Libia e provocano i flussi migratori. L’Italia – ha poi concluso Di Maio – oltre ad assumere la responsabilità del comando della forza navale nella fase di lancio dell’operazione, ha confermato l’offerta di assetti per la componente navale e aerea della missione, una fregata e due velivoli, in attesa dell’approvazione della delibera sulle missioni internazionali già all’esame del Parlamento’’.

Max