Facendo seguito al via libera dell’Eurocamera sulla “direttiva per l’efficienza energetica degli edifici in Europa”, Silvi Costruzioni Edili —leader dal 1970 nella progettazione, costruzione, ristrutturazione e manutenzione di fabbricati, includendo immobili sottoposti a tutela delle Belle Arti— traccia un bilancio sulla situazione immobiliare in Italia ed una stima del costo che ciascun proprietario dovrà sostenere: circa 60 mila per ciascun appartamento.
“L’obiettivo delle nuove norme è quello di ridurre drasticamente le emissioni di gas a effetto serra ed il consumo finale di energia nel comparto dell’edilizia in tutti i Paesi dell’Ue entro il 2030 e di renderlo climaticamente neutro entro il 2050, prescrivendo che gli edifici residenziali debbano raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033. Per i non residenziali e per quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (classe E) e il 2030 (classe D)”, sottolinea Silvia Silvi, General Manager della Silvi Costruzioni Edili.
Tutti gli edifici di nuova costruzione, inoltre, dovranno essere a emissioni zero già a partire dal 2028, scadenza anticipata al 2026 per tutti i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle pubbliche amministrazioni. E tutti i nuovi edifici per i quali sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.
Ecco allora che, basandosi su dati ISTAT, ENEA, Agenzia delle Entrate (Catasto), PoliMi (Smart Building Report 2022) ed ICSR, Silvi Costruzioni Edili scatta una fotografia della situazione nel nostro Paese, che purtroppo —più che altri Paesi— è caratterizzato storicamente da una scarsa attenzione per l’efficientamento: il 62% del patrimonio abitativo italiano si trova infatti nelle classi energetiche F” o “G”», quelle più basse, ed il tasso annuo di ristrutturazione profonda è pari ad un esiguo 0,9%.
“Insomma sui 34 milioni di immobili residenziali che risultano all’Agenzia delle Entrate – Catasto (ma secondo il censimento Istat sarebbero invece 31,2 milioni), ben 21 milioni si trovano nelle classi F e G (il 62% secondo i dati del PoliMi) e sarebbero dunque —secondo la nuova normativa Ue— da efficientare”, osserva il CEO di Silvi Costruzioni Edili, Gianni Silvi.
In pratica, la svolta dell’Europa sulle emissioni degli edifici pubblici e privati che ambisce alla ristrutturazione dell’intero parco immobiliare europeo stabilisce che:
1) gli edifici residenziali debbano entro il 2030 collocarsi tutti in classe energetica E ed entro il 2033 in classe D;
2) gli edifici della pubblica amministrazione debbano entro il 2027 collocarsi tutti in classe E ed entro il 2030 in classe D; 3) i nuovi edifici privati debbano essere tutti a zero emissioni a partire dal 2028;
4) i nuovi edifici pubblici debbano essere tutti a zero emissioni a partire dal 2026;
5) i pannelli solari debbano essere obbligatori in tutti gli edifici pubblici e non residenziali a partire dal recepimento della direttiva;
6) i bonus edilizi per le caldaie individuali con combustibili fossili debbano essere vietati dal 2024, con uno stop al riscaldamento degli edifici con combustibili fossili a partire dal 2035.
Come si traduce il tutto per il cittadino proprietario di un immobile?
“Bisognerà sostituire gli infissi e le caldaie, fare il cappotto termico ed installare pannelli fotovoltaici”, sintetizza ancora il CEO di Silvi Costruzioni Edili.
“Certo – prosegue Gianni Silvi – il testo della norma non è ancora definitivo e potrebbero dunque cambiare molte cose, ma al momento la direttiva prevede che l’obbligo per gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche —ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento— scatti in 3 circostanze: quando l’immobile venga venduto, quando sia sottoposto a ristrutturazione complessiva o quando venga firmato un nuovo contratto di affitto».
Quanto costerà adeguare gli immobili?
Chiaramente le spese variano da immobile ad immobile, ma gli specialisti di Silvi Costruzioni Edili —che tra i clienti, oltre a committenti pubblici ed istituzionali, annovera importanti clienti privati e Fondi Immobiliari per i quali ha realizzato “strip out” e ristrutturazioni globali di particolare importanza— stimano che per mettersi in regola dal punto di vista dell’efficienza energetica ciascun proprietario dovrà sostenere mediamente una spesa di circa 60 mila euro: “In un edificio-tipo di 4 piani fuori terra a circa 400 metri sul livello del mare costruito negli Anni Ottanta, con appartamenti della superficie media di 100 metri quadrati, includendo l’intervento sull’involucro esterno, pareti, copertura e solaio, il passaggio dalla classe G alla classe D comporta un costo medio che oggi si può stimare in circa 60 mila euro ad appartamento”, puntualizza Gianni Silvi.
Solo la spesa per coibentare l’appartamento potrebbe ammontare intorno ai 36 mila euro. Ma anche le caldaie andranno sostituite, perché dovranno essere necessariamente ‘green’, supportate da un impianto fotovoltaico.
Da questo punto di vista, la prima scadenza è vicinissima: entro il primo gennaio 2024 gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno recepire la direttiva nella parte in cui si vieta l’installazione di caldaie a combustibili fossili.
Se invece di un appartamento si trattasse di una casa singola, a parità di superficie i costi raddoppiano ed addirittura triplicano se si debba adeguare alla direttiva europea un villino di circa 200 metri quadrati in classe G, per il quale si arriverebbe a spendere anche 180 mila euro.
Tornando invece agli appartamenti, se poi si volesse anche aggiungere anche una riqualificazione sismica, la spesa stimabile per gli interventi —rafforzamenti locali, antiribaltamento dei paramenti esterni e ripristino di parti ammalorate—, in zona sismica 1 e 2, la spesa è oggi stimabile in circa 50 mila euro per ogni singolo appartamento.
“I costi per gli italiani, insomma, sono davvero ingenti ed il 2030 è troppo vicino. Ci auguriamo tutti che l’Unione Europea possa concedere più tempo prima di arrivare agli obiettivi previsti e che possano essere introdotti nuove forme di bonus edilizi che possano aiutare gli italiani a realizzare queste opere”, conclude Silvia Silvi, General Manager della Silvi Costruzioni Edili.
Max
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