(Adnkronos) – Quale ruolo può svolgere la cultura finanziaria per sostenere il benessere economico e finanziario individuale e collettivo e quali sfide attendono le istituzioni, come la Banca d’Italia, impegnate nel promuovere questa cultura? Se ne discute oggi nel corso del Simposio internazionale sull’alfabetizzazione finanziaria organizzato dalla banca d’Italia in collaborazione con l’Ocse/Infe, con la partecipazione di autorità, esperti e accademici di alto livello da tutto il mondo.
L’Ocse/Infe è un Network Internazionale sull’Educazione Finanziaria a cui aderiscono 131 Paesi con l’obiettivo di sostenere i membri nel promuovere l’educazione finanziaria nelle proprie giurisdizioni, attraverso il disegno e l’attuazione di strategie nazionali, la definizione di iniziative formative, l’individuazione di soluzioni innovative, il monitoraggio dei progressi.
Il Simposio, aperto dal Direttore generale della Banca d’Italia, Federico Luigi Signorini e da Carmine di Noia, Director for Financial and Enterprise Affairs, dell’Ocse, si articola in tre sessioni.
Nella prima sessione si confrontano le politiche di educazione finanziaria a supporto delle persone vulnerabili dal punto di vista finanziario sviluppate in diversi Paesi del mondo. Ma chi sono le persone finanziariamente vulnerabili? Le loro caratteristiche e le cause che le possono renderle tali possono cambiare da paese a paese a seconda dei contesti socio-economici e nel tempo. I migranti, le donne e i giovani sono tradizionalmente i gruppi che più di altri richiedono attenzione e politiche mirate a promuovere non solo la loro inclusione finanziaria ma anche la loro capacità di costruire e sostenere in maniera autonoma il proprio benessere finanziario (empowerment).
Iniziare dai più giovani è considerata una politica imprescindibile, particolarmente nei Paesi dove il disagio sociale è più diffuso, anche per spezzare circoli viziosi di povertà. Come e quando raggiungere al meglio queste fasce di popolazione con politiche di educazione e di inclusione finanziaria efficaci saranno le domande al centro del confronto tra paesi con esperienze e livelli di sviluppo molto diversificati. In questa sessione si confronteranno, infatti, responsabili delle politiche di educazione e inclusione finanziaria di Brasile, Canada, India, Indonesia, Olanda e Sud Africa.
Nella seconda sessione si discutono le principali evidenze sui livelli di alfabetizzazione finanziaria nel mondo e le implicazioni per le strategie di educazione finanziaria. Per poter individuare i target delle politiche, disegnare le strategie e monitorare i progressi, la misurazione dei livelli di alfabetizzazione finanziaria, anche digitale, è fondamentale. L’Ocse/Infe promuove dal 2016 un esercizio coordinato a cui un numero crescente di Paesi partecipa (circa 40 nella rilevazione 2023) e che rappresenta uno standard a cui anche la Commissione Europea si è rifatta nella sua recente rilevazione flash (Eurobarometer). In questa sessione i relatori si confronteranno su quali indicazioni emergono dalle rispettive indagini sui livelli di alfabetizzazione finanziaria, anche digitale, delle diverse fasce della popolazione. Un punto portato all’attenzione è anche la diversità dei risultati nei paesi in cui la popolazione è più anziana, come in Italia. Dove la popolazione è più anziana i livelli di alfabetizzazione finanziaria possono risultare più bassi per una molteplicità di ragioni (minore scolarizzazione, minore digitalizzazione, comportamenti e atteggiamenti finanziari diversi dal resto della popolazione che non vengono correttamente colti dalle attuali misure di alfabetizzazione finanziaria).
Ma quali programmi di educazione finanziaria funzionano davvero, per chi, quando e per quanto tempo producono effetti? Quali sono le sfide principali che chi fa educazione finanziaria deve affrontare per raggiungere i destinatari ultimi in maniera efficace e come si possono misurare i risultati a fronte delle risorse impiegate? Queste sono le domande che sono affrontate nell’ultima sessione della conferenza. La Banca d’Italia, insieme al Politecnico di Milano, ha valutato l’efficacia del programma di educazione finanziaria della Banca d’Italia per le scuole. Lo studio ha evidenziato che il programma è in grado di innalzare il livello di alfabetizzazione finanziaria tra gli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado, ed è particolarmente efficace per gli studenti che provengono da contesti socio-economici svantaggiati. Ciò significa che la scuola, attraverso insegnanti con una formazione adeguata, può aiutare a ridurre i divari di competenze finanziarie dei giovani che possono derivare dai più diversi contesti familiari.