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Edilizia in crisi, manca la manodopera. Un studio denuncia: “In Italia 750 mila addetti in fuga”

 

Dunque, nell’edilizia scarseggia il personale: negli ultimi 30 anni il settore è passato dalla mancanza di lavoro alla mancanza di manodopera. A fare il punto della situazione è una ricerca realizzata dall’International Center for Social Research (ICSR) per conto di Silvi Costruzioni Edili (www.silvicostruzioniedili.it), leader dal 1970 nella progettazione, costruzione, ristrutturazione e manutenzione di fabbricati, che tra i committenti, pubblici e privati, annovera importanti fondi immobiliari per i quali ha realizzato “strip out” e ristrutturazioni globali di particolare importanza, come quella del Centro Direzionale AGIP di Roma.

Il Ceo di Silvi: “Mancanza di lavoratori, prezzi alle stelle dei materiali, catene di approvvigionamento strozzate e risorse energetiche scarse e carissime”

“Ci troviamo a dover fronteggiare la ‘fuga” di 750 mila addetti’, ma a preoccuparci sono anche le materie prime introvabili e l’inflazione”,  sintetizza Gianni SilviCEO di Silvi Costruzioni Edili.

Come spiega l’esperto, “Mancanza di lavoratori, prezzi alle stelle dei materiali, catene di approvvigionamento strozzate e risorse energetiche scarse e carissime costituiscono insomma la ‘tempesta perfetta’, che rischia di mettere nuovamente in crisi il settore dell’edilizia”.

Ecco dunque che dalla mancanza di lavoro e dall’eccesso di manodopera che emergeva a partire dal 1992 con il fenomeno di Mani Pulite, che paralizzò il Paese, si arriva oggi a trent’anni di distanza ad un fenomeno inverso, quasi paradossale: c’è troppo lavoro e la manodopera è insufficiente.

Secondo l’analisi dell’International Center for Social Research (ICSR) per conto di Silvi Costruzioni Edili, inoltre, nel decennio 2007-2016 sono fallite o comunque hanno chiuso oltre 120 mila imprese edili, quelle medio-grandi.

La General Manager di Silvi: “L’uscita dal mercato delle aziende più grandi e strutturate ha portato alla perdita di competenze tecniche ed esperienze difficilmente recuperabili

Dal canto suo Silvia SilviGeneral Manager della Silvi Costruzioni Edili, tiene invece a far notare che “Noi siamo riusciti a superare i 50 anni di attività, ma pochi dei big player del settore sono riusciti ad attraversare indenni Tangentopoli e le molte crisi che hanno caratterizzato non solo il nostro settore ma l’intera economia nazionale ed internazionale, così l’uscita dal mercato delle aziende più grandi e strutturate ha portato alla perdita di competenze tecniche ed esperienze difficilmente recuperabili”.

Proprio con la crisi finanziaria mondiale del 2007-2008, segnata dalla mancanza di liquidità e dal drastico crollo del credito alle imprese, il tessuto produttivo dell’edilizia ha subito un ulteriore ridimensionamento a livello globale conseguente alla deflazione delle bolle dei prezzi ed nelle perdite significative delle istituzioni finanziarie causate dalla crisi dei subprime. Ed in questo lasso temporale, in Italia la quota di mercato delle imprese che si occupano di costruzioni di edifici è scesa al 23%. E sono continuate a sparire le imprese di dimensioni medie e grandi: dai 3 addetti per impresa del 2008 si scende oggi ad una media di 2,6 addetti con moltissimi micro-operatori con solo un addetto.

Il Ceo di Silvi: “Con l’opportunità del Superbonus 110%, molte persone che prima si dedicavano ad altro, hanno aggiunto l’edilizia tra i codici delle loro attività

“Il fatto è anche che, con l’opportunità del Superbonus 110%, molte persone che prima si dedicavano ad altro —anche solo al trasporto o al facchinaggio— hanno aggiunto l’edilizia tra i codici delle loro attività, chiaramente senza avere le adeguate competenze e professionalità”, aggiunge ancora il CEO di Silvi Costruzioni EdiliGianni Silvi.

Senza contare poi i tempi della burocrazia, ulteriore fattore che in Italia da sempre frena la crescita del settore dell’edilizia e non solo in ambito pubblico. Anche in ambito privato, con le farraginose procedure per accedere al Superbonus 110% ed agli altri incentivi, i tempi delle autorizzazioni e dell’accesso al credito sono stati elefantiaci.

In ambito pubblico, poi, in Italia il tempo che intercorre tra la richiesta del codice unico di progetto (CUP) —quindi la decisione di avviare un progetto di intervento— e l’avvio della progettazione è mediamente pari a 254 giorni.

Dopo avere deciso di attivare un nuovo progetto e dopo averne garantito la copertura finanziaria necessaria per il rilascio del CUP, il progetto rimane in attesa per circa 9 mesi. Dopodiché si inizia con la progettazione vera e propria degli interventi, per cui l’attesa per avere il progetto definitivo è di oltre un anno: mediamente 372 giorni”, conclude Silvia SilviGeneral Manager della Silvi Costruzioni Edili.

Max

 

 

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Max Tamanti