Un settore invecchiato dove solo l’11% della manodopera ha meno di 30 anni e con zero opportunità di percorsi di carriera. Sono queste le principali ragioni per cui, nonostante il pressante fabbisogno di personale (circa 20-30.000 lavoratori), i giovani non si avvicinano alle costruzioni, che pure sono uno dei settori in netta ripresa e in netta trasformazione. Costruire nel 2021 significa, infatti, un nuovo ciclo dell’ambiente costruito, nuove tecniche di progettazione e costruzione, e nuovi materiali in una fase di ripresa marcata del settore.
“E’ evidente che mettiamo questo al centro della riflessione su come riprogrammiamo anche la formazione -dice ad Adnkronos/Labitalia Antonio Di Franco, segretario nazionale Fillea Cgil e responsabile per il sindacato delle Casse edili- soprattutto adesso in cui già il superbonus, prima ancora del Pnrr, dà una grande mano a riqualificare il patrimonio esistente”.
A formare il personale delle imprese di costruzioni ci pensano in Italia le Scuole edili, nate da una partecipazione bilaterale sindacato/imprese. “Le nostre scuole edili -spiega Di Franco- hanno una tradizione secolare (quella più antica ha 102 anni) e ne abbiamo 105 in tutta Italia, stanno già ragionando sulle sfide future”. Ma cosa cambierà ulteriormente? “Il nostro settore, oltre alla formazione specifica, può centrare altri obiettivi -aggiunge Di Franco- che in questo momento sono strategici per tutti come l’occupazione dei giovani”.
“Quindi, noi ci preoccupiamo -spiega l’esponente della Fillea- non solo di attrezzare le scuole con cataloghi formativi che rispondono alle esigenze del mercato del green building, cosa già iniziata, ma anche di riprogettare tutti i moduli formativi per essere sempre più aderenti alla transizione ecologica e anche di attirare i giovani”.
“Dobbiamo far tornare attrattivo questo settore perché già oggi c’è penuria di manodopera: solo l’11% dei lavoratori edili è under 30 ed è un fatto gravissimo. E’ un settore invecchiato e con zero percorsi di carriera. Per renderlo appetibile dobbiamo aumentare l’offerta formativa e qualificarla sempre di più in un collegamento stretto anche con gli istituti professionali. Un dialogo che deve diventare sempre più costruttivo”, auspica il sindacalista.
Quindi, occorre agire, dice Di Franco, “per rimettere al centro del dibattito il settore in termini formativi e in termini di potenziamento anche normativo delle scuole edili”. “E vogliamo attraverso il ccnl, che speriamo di poter cominciare a discutere a breve, porre al centro il sistema bilaterale delle scuole edili attraverso l’obbligatorietà di fornire un’offerta formativa in particolare ai giovani, certificandola il più possibile. Noi immaginiamo proprio una Carta di identità dell’Edile. Anche perché questo ciclo positivo lo possiamo prevedere ancora nei prossimi 5-6 anni. Importante anche che il ccnl dia delle linee guida sul catalogo formativo anche per avere uno standard a livello nazionale”, conclude.