Ancora segnali negativi per l’economia italiana: l’Istat ha reso noto le cifre relative terzo trimestre e scoperto che il Pil è sceso in campo negativo. Nel terzo periodo del 2018, il Pil – rivalutato per le conseguenze da calendario e destagionalizzato – è calato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e cresciuto dello 0,7% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Si tratta della prima cifra in negativo del Pil registrato dopo 14 trimestri più che positivi. Il dato provvisorio indicava invece di una crescita ferma e di un +0,8% approssimativo. Arrivati sin quì, il cambiamento ottenuto per questanno – ovvero quello che si segnalerebbe qualora non ci fossero ulteriori stravolgimenti nell’ultima annata annuale – è del +0,9% (in calo dal +1% nelle previsioni). Il governo, nella Nota di aggiornamento al Def, stimava di terminare il 2018 con una crescita dell’1,2%. Se alla fine del dodicesimo mese limpulso economico fosse ben al di sotto delle aspettative, ci sarebbero ovviamente delle conseguenze anche per il 2019, che il governo punta a terminare con il Pil sull 1,5%, indicazione già valutata positivamente da molti esperti internazionali e italiani. Lo stesso Istituto di statistica, esaminata la Manovra e dopo aver comunicato il dato provvisorio sul Pil del terzo trimestre, sosteneva che per giungere al goal della crescita all’1,2% nel 2018 sarebbe stato sufficiente un incremento nel trimestre finale dell’anno di 0,4 punti. “C’è uno 0,1% in meno e questo significa che la manovra del governo Gentiloni è stata insipida e non espansiva”, la replica del ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, dopo il comunicato dell’Istat. “La manovra 2018 – ha tenuto a precisare nel corso di una manifestazione al Mise – non ha fatto ripartire l’economia. Nel 2019 ripartirà perché iniettano risorse fresche”. Nel giudizio sui dati, l’Istat ha evidenziato che la discesa del terzo trimestre “che segue una fase di progressivo rallentamento della crescita, è dovuta essenzialmente alla contrazione della domanda interna, causata dal sovrapporsi di un lieve calo dei consumi e di un netto calo degli investimenti, mentre lincremento delle esportazioni, pur contenuto, ha favorito la tenuta della componente estera”.