E’ OVVIO CHE IO LASCI LA GUIDA DEL PD, MA DOPO L’INSEDIAMENTO DEL NUOVO GOVERNO: NO INCIUCI

“Come previsto da Statuto, ho chiesto a Orfini di convocare l’Assemblea nazionale (intanto lunedì prossimo alle 15 ci sarà la Direzione nazionale,ndr), per aprire la fase congressuale. Questo accadrà al termine della fase dell’insediamento del Parlamento e del governo”. Renzi ha messo subito le cose in chiaro: lascerà, ma al momento opportuno. Dopo la debacle elettorale non può minimamente rischiare che qualcuno, tra le ‘segrete stanza’ del Nazareno, possa cedere alle sirene pentastellate. “E’ ovvio che io lasci la guida del Pd”, ha esordito il segretario conferenza stampa, “Si riparte dal basso, militante tra i militanti, strada per strada”, ha aggiunto, forte di un deciso ‘serrate i ranghi’ imposto nel pomeriggio ai suoi; motivo tra l’altro per cui l’attesa conferenza ha subito più rinvii. “Mi pare che abbiamo riconosciuto con chiarezza che si tratta di sconfitta netta che ci impone di aprire una pagine nuova all’interno del Pd”. Del resto, osserva, “Non credo che sia possibile evitare un confronto vero dentro il Pd su ciò che è accaduto in questa campagna elettorale, in questi mesi, in questi anni. Sarà il caso di fare un congresso serio e risolutivo, non uno che si apre e non finisce mai, ma uno che permetta alla leadership di fare quello per cui è stato eletto”. Oggi l’Italia ha una situazione politica in cui chi ha vinto politicamente le elezioni non ha numeri per governare”. Poi, commentando la situazione di instabilità, il segretario pretende che “Per onestà intellettuale, chi oggi ha vinto dovrebbe riconoscere che questo nasce dal voto referendario di un anno e mezzo fa. Chi oggi ha vinto è stato vittima di sé stesso e dei suoi marchingegni, di aver detto no a quella semplificazione del sistema elettorale che avrebbe permesso oggi di avere un governo per il Paese”. C’è spazio anche per un’assennata autocritica: “Noi abbiamo compiuto errori: il principale è stato non capire che bisognava votare in una delle due finestre del 2017 in cui si sarebbe potuta imporre una campagna sull’agenda europea”, dice intendendo per finestra l’allora concomitanza con le elezioni (la seconda con quelle tedesche), “Non abbiamo colto quella opportunità”. Ed ora che succederà? “Non faremo la stampella di nessun governo delle forze antisistema. Il nostro posto in questa legislatura è all’opposizione, lì ci hanno chiesto di stare italiani e lì staremo. Sapete che c’è? Fate un governo senza di noi. No inciuci, no caminetti, no estremismi- tiene poi a ribadire Renzi – Noi saremo responsabili e la nostra responsabilità starà nel saper dire dei sì e dei no. In questa campagna siamo stati sin troppo tecnici, e se a questo si somma l’evidenza di un vento estremista che nel 2014 siamo riusciti a fermare e stavolta no, comprendiamo come il risultato sia davvero deludente”. Infine, congedandosi rassicura circa il suo futuro: “Cosa farò io? Non c’è nessuna fuga, io farò il senatore semplice”.
M.