Che il conflitto in Ucraina sia destinato a sconvolgere, modificandoli, gli assetti geo-politici dell’Europa, è ormai evidente, resta però da vedere come il tutto cambierà e, soprattutto, alla luce degli ‘ammiccamenti’ cinesi, se realmente la Russia sia destinata ad essere ‘estromessa’ dal ‘sistema’ filo occidentale. Un’eventualità poco probabile.
Nel frattempo in serata da Madrid è giunta la notizia che la Nato ha dato il via libero all’ingresso di Finlandia e Svezia. Così, dopo un vertice serrato di quasi 4 ore, alla presenza del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, del presidente finlandese Sauli Niinisto e della premier svedese Margaret Andersson, è stato firmato uno specifico memorandum relativo all’ingresso dei due Paesi nordici.
E’ stato poi il Segretario generale della Nato, Jean Stoltenberg, ad annunciarlo alla stampa: “Abbiamo l’accordo per l’ingresso di Svezia e Finlandia. Il memorandum firmato risponde alle preoccupazioni della Turchia sulla lotta al terrorismo e l’esportazione di armi“, una decisione giunta dopo numerosi “incontri costruttivi“, ha tenuto a sottolineare Stoltenberg, rimarcando che “Nessun alleato ha sofferto più della Turchia per i brutali attacchi terroristici, tra cui quelli del Pkk“.
Dunque, all’interno del memorandum, che ha indotto la Turchia a sciogliere le proprie riserve rispetto all’annessione dei due paesi, firmato in calce del presidente finlandese Niinisto, si legge “l’impegno a sostenersi reciprocamente contro le minacce alla sicurezza di ciascun paese” e, soprattutto, “la condanna del terrorismo in tutte le sue forme. I passi concreti per la nostra adesione alla Nato saranno concordati tra gli alleati nei prossimi due giorni“.
Ma come cambierà da domani quella che possiamo definire ‘la nuova Nato’? Il concetto base che anima e sancisce questa nuova alleanza, stretta dalla cosiddetta “minaccia russa”, e la “sfida cinese”, nasce da parte della Nato l’esigenza – se non l’urgenza – di organizzarsi per “adattarsi a un mondo più pericoloso e imprevedibile“, rispetto un’Alleanza della quale, soltanto tre anni fa, il leader francese Macron ne aveva denunciato la “morte cerebrale“.
In tutto ciò, il tempo di ‘brindare’ all’evento, ed ecco che all’indomani dell’elegante cena che re Felipe VI ha offerto stasera ai vari leader, sempre a Madrid prenderà il via un vertice, nell’ambito del quale sarà licenziato un nuovo pacchetto di assistenza all’Ucraina, giunto “fino a ben oltre 300mila”, il varo di un ‘rinforzo’ alle attuali 40mila forze di reazione rapida e, a 12 ani dall’ultimo, un nuovo Concetto strategico, nel quale la Russia compare come “la minaccia più diretta e significativa alla sicurezza degli alleati”. Allo stesso modo viene anche menzionata la Cina, definita “una sfida ai nostri interessi, sicurezza e valori“. Un dato quest’ultimo avvalorato dalla presenza a Madrid, anche dei leader di quattro Paesi dell’Indo pacifico: Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Giappone.
Tuttavia la Nato intende anche rispettare ed allinearsi nell’impegno a favore del clima, a proposito del quale, riferendosi ai minacciosi cambiamenti climatici, Stoltenberg ha affermato che, “dall’Artico al Sahel, sono un moltiplicatore di crisi“. Anche qui ecco “una riduzione del 45% delle emissioni entro il 2030 e zero emissioni nette entro il 2050, anche nella convinzione, che meno dipendenti saranno dai combustibili fossili, più efficienti e resilienti saranno le Forze armate dei Paesi alleati”.
Ed in tal senso, fare a meno delle energie fossili, equivale a ‘liberarsi’ dalla dipendenza energetica russa, oggi responsabile del forte rialzo dei prezzi del petrolio e del gas. Come spiega infatti il Segretario della Nato, “Le conseguenze dell’aggressione brutale russa contro una nazione sovrana e indipendente sono riflesse sui mercati dell’energia e dei generi alimentari e il responsabile è il presidente Putin“, cosi come, ha poi tenuto a rimarcare, “non sono le sanzioni degli alleati ad aver provocato il blocco dell’export del grano ma è la guerra“.
Certo, ammette, “europei ed alleati stanno pagando un prezzo” per le misure che hanno approvato nelle settimane scorse, “ma è un prezzo più basso di quello che pagheremmo se non contrastassimo Putin, è il prezzo per la libertà e per preservare l’ordine internazionale e garantire che Putin capisca la lezione di questa guerra, quella di non utilizzare la forza bruta e l’aggressione“.
Intanto, però, la Nato si ‘riarma’, aumentando a 300mila le forze di reazione rapida, con un occhio particolare al fronte est, dove gli attuali battaglioni, (formati da circa 1-1.500 uomini), saranno trasformati brigate, triplicando quindi il numero degli effettivi. Come spiegano i ‘tecnici’ della Nato, “L’approccio è a 360 gradi, non c’è più la contrapposizione fra est e sud. Tutti i temi di crisi sono collegati tra loro, l’instabilità, il terrorismo, le migrazioni, l’insicurezza alimentare provocata dalla Russia, i cambiamenti climatici”
Max