(Adnkronos) – Lo scrittore Pino Roveredo, autore che nei suoi romanzi e racconti ha sottolineato l’impegno sociale e letterario nei confronti degli “ultimi”, indagando incessantemente tra i meandri dell’emarginazione e della solitudine, è morto all’età di 68 anni nella casa di cura La Pineta del Carso di Duino-Aurisina in provincia di Trieste. Malato da tempo, nell’ultimo mese le sue condizioni erano peggiorate rapidamente.
Nato a Trieste il 16 ottobre 1954, dopo un’infanzia e una giovinezza difficile, con problemi personali di varia natura, Roveredo ha debuttato nel 1996 con il romanzo autobiografico ‘Capriole in salita’ (Lint Editore; ristampato da Bompiani nel 2007) in cui ha raccontato la sua vita tra alcol, manicomio e carcere. Una vita dura e violenta: la nascita da genitori sordomuti; il primo ”giramento di testa per la prima sigaretta fumata”; un collegio da cui bisogna solo fuggire; l’alcolismo vissuto come ribellione all’insensata fatalità dell’esistenza; il manicomio, ultimo rifugio dei reietti, ma anche ricettacolo di un dolore sordo che insegna a resistere a ogni costo; il carcere, universo a sé stante, più reale della realtà stessa per le crudezze che esibisce sfrontatamente, senza più alcuna censura morale o sociale.
Nel 1998 con ‘La città dei cancelli’ (ancora pubblicato dall’editore triestino Lint) ha narrato il mondo del carcere. Con ‘Ballando con Cecilia’ (Lint, 2000; ripubblicato da Bompiani nel 2014) ha raccontato la storia di un’anziana donna rinchiusa da oltre sessant’anni in ospedale psichiatrico. Con la raccolta di racconti ‘Mandami a dire’ (Bompiani) Pino Roveredo ha vinto il Premio Campiello nel 2005, a pari merito – per la prima volta nella storia del riconoscimento letterario – con Antonio Scurati, in gara con il romanzo “Il sopravvissuto” (Bompiani).
Bompiani ha pubblicato tutti i suoi libri successivi: ‘Caracreatura’ (2007); ‘Attenti alle rose’ (2009); ‘La melodia del corvo’ (2010); ‘Mio padre votava Berlinguer’ (2012); ‘Mastica e sputa’ (2016); ‘Tira la bomba’ (2017). Vasta la produzione teatrale di Roveredo, che si è sempre occupato degli “ultimi”, dai reclusi per decenni negli ospedali psichiatrici ai tossicodipendenti; è stato anche garante dei detenuti del Friuli-Venezia Giulia. Nel 2021 aveva aderito alla lista civica ‘Punto Franco’, a sostegno del candidato sindaco di centrosinistra Francesco Russo, con la quale si era candidato a consigliere comunale del capoluogo giuliano.
Tra i messaggi di cordoglio spicca non a caso quello della Fondazione Il Campiello: “Con Pino Roveredo perdiamo uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana contemporanea. Un uomo speciale che il Premio Campiello ha avuto l’onore di premiare nel 2005 con il libro “Mandami a dire” e che ricorderemo sempre, oltre che per la sua penna ispirata, per la caratura morale. Il suo impegno sociale e letterario nei confronti degli ‘ultimi’ sarà l’eredità più grande che dovremo raccogliere. Per questo tutta la Fondazione Il Campiello lo ricorda con grande affetto e riconoscenza”.
(di Paolo Martini)