Negli ultimi anni si è creata una sorta di ‘rivalità’ in seno ad un ‘vizio’, come quello del fumo, incentrata sulle effettive conseguenze nocive per la nostra salute. Da una parte i ‘classici’ fumatori di sigarette, dall’altra quanti conquistati dalla tecnologia, e dunque votati alla e-cig o ad altri ‘sistemi’. Così l’Eurispes ha pensato bene di approfondire la questione, andando a comporre il rapporto ‘Vaping e tabacco riscaldato: le opinioni dei consumatori italiani’.
A tal proposito l’Eurispes, nel tirare le conclusioni spiega che “Poco più del 90% di chi consuma prodotti senza combustione usa la sigaretta elettronica, il 3,4% preferisce i prodotti a tabacco riscaldato; mentre il 4,9% li utilizza entrambi. Gli uomini più delle donne utilizzano prevalentemente la sigaretta elettronica (92,6% contro 82,6%); le fumatrici scelgono invece più spesso l’utilizzo combinato di entrambi dei prodotti senza combustione (8,7% contro 4,1%)”.
Nello specifico poi, “Il 66,4% dei fumatori dichiara di aver completamente smesso di fumarle dopo aver provato i prodotti senza combustione e il 22,6% ne ha diminuito il consumo. Solo il 5,7% ha mantenuto invariate le proprie abitudini nonostante utilizzi anche questi prodotti, l’1,1% fa un uso associato di entrambi i prodotti senza combustione, mentre lo 0,8% ha ripreso a fumare esclusivamente le sigarette tradizionali“.
Insomma una questione ‘seria’ che, per completezza, non può non tener conto dell’autorevole parere di un esperto, come il fondatore del Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania (Coehar), Riccardo Polosa, il quale spiega: “Il dato Eurispes rispecchia per grandi linee quanto già accade da anni nei nostri centri antifumo. Nonostante l’allarmismo diffuso anche dalle organizzazioni sanitarie più blasonate, resta confermato il fatto che le nuove tecnologie senza combustione a contenuto di nicotina aiutano i fumatori a smettere di fumare. Nel campione utilizzato, il 66% degli utilizzatori ha dichiarato di aver smesso di fumare completamente. Il fenomeno della doppia utilizzazione si rivela limitato solo al 6%. Sono dati confortanti che presumo siano la conseguenza dell’ottimale accoppiamento consumatore-prodotto, tipica della popolazione oggetto dell’intervista”.
Max